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Cinema e teatri, il protocollo della discordia

Marco Fallanca di Marco Fallanca
Maggio 25, 2020
in Italia
Tempo di lettura: 4 mins read
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Cinema e teatri, il protocollo della discordia

Facciamo seguito alla precedente analisi circa le incertezze concernenti la riapertura di cinema e teatri, prevista per il 15 giugno, e delle relative criticità. Superata l’euforia dei festeggiamenti iniziali, avevamo prontamente fatto due conti con la realtà (e anche in tasca agli esercenti) con il consueto attento cinismo. Per completezza espositiva e correttezza dell’informazione, alla luce dei decreti emananti dal governo nei giorni appena trascorsi – DL n.33 del 16 maggio e Dpcm 17 maggio, che definiscono le indicazioni inerenti la riapertura delle attività dal 18 maggio – si rende noto che l’articolo 1 dello stesso dispone che “gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e altri spazi all’aperto sono, dal 15 giugno 2020, svolti con posti a sedere preassegnati e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia per gli spettatori, con il numero massimo di 1000 spettatori all’aperto e di 100 perone per gli spettacoli in luoghi chiusi, per ogni singola sala”.

LEGGI ANCHE: Tutte le incertezze dietro la riapertura di cinema e teatri

In ogni caso, “restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi e all’aperto quando non è possibile assicurare il rispetto delle condizioni”. Se su quest’assai sfumata dizione di assembramento e sulla relativa interpretazione ci sarebbe tanto di disquisire, considerato che ogni evento di spettacolo o aperto al pubblico potenzialmente ne costituisce uno, sul piano pratico la situazione si fa prevedibilmente più allarmante con quanto disposto dai 13 comandamenti dell’allegato 9, che regolamenta gli spettacoli dal vivo e l’attività dei cinema secondo quanto segue:

• Mantenimento del distanziamento interpersonale, anche tra gli artisti.
• Misurazione della temperatura corporea agli spettatori, agli artisti, alle maestranze e a ogni altro lavoratore nel luogo dove si tiene lo spettacolo, impedendo l’accesso in caso di temperatura > 37,5 °C.
• Utilizzo obbligatorio di mascherine anche di comunità per gli spettatori.
• Utilizzo di idonei dispositivi di protezione individuale da parte dei lavoratori che operano in spazi condivisi e/o a contatto con il pubblico.
• Garanzia di adeguata periodica pulizia e igienizzazione degli ambienti chiusi e dei servizi igienici di tutti i luoghi interessati dall’evento, anche tra i diversi spettacoli svolti nella medesima giornata.
• Adeguata aereazione naturale e ricambio d’aria e rispetto delle raccomandazioni concernenti sistemi di ventilazione e di condizionamento.
• Ampia disponibilità e accessibilità a sistemi per la disinfezione delle mani. In particolare, detti sistemi devono essere disponibili accanto a tastiere, schermi touch e sistemi di pagamento.
• Divieto del consumo di cibo e bevande e della vendita al dettaglio di bevande e generi alimentari in occasione degli eventi e durante lo svolgimento degli spettacoli.
• Utilizzo della segnaletica per far rispettare la distanza fisica di almeno 1 metro anche presso le biglietterie e gli sportelli informativi, nonché all’esterno dei luoghi dove si svolgono gli spettacoli.
• Regolamentazione dell’utilizzo dei servizi igienici in maniera tale da prevedere sempre il distanziamento sociale nell’accesso.
• Limitazione dell’utilizzo di pagamenti in contanti, ove possibile.
• Vendita dei biglietti e controllo dell’accesso, ove possibile, con modalità telematiche, anche al fine di evitare aggregazioni presso le biglietterie e gli spazi di accesso alle strutture.
• Comunicazione agli utenti, anche tramite l’utilizzo di video, delle misure di sicurezza e di prevenzione del rischio da seguire nei luoghi dove si svolge lo spettacolo.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Le suddette misure, poi prontamente concretatesi in quanto disposto dai protocolli, costituiscono non irrilevante deterrente alla riapertura degli esercizi, che già devono fare i conti con le insondabili e imprevedibili logiche della grande distribuzione, storicamente mai lungimirante nel periodo estivo per le sale italiane. Per la prima volta, forse, nell’epoca recente, tutti i luoghi comuni relativi all’esperienza della sala e ai relativi introiti che ne consentono la sopravvivenza, si ritrovano a dover fare i conti con una realtà ancora più cruda e sconfortante. L’eccezionalità e l’imprevedibilità dell’evento ha fatto saltare definitivamente un banco che già prima non ne usciva così vincitore. Nessuna misura a sostegno e un “riavvio” improvvisato in attesa di tempi migliori, sempre che si arrivi… Insomma, si può riaprire, a proprio rischio e pericolo. Ma si può anche rimanere chiusi.

Il presidente dell’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) Mario Lorini, ha prontamente replicato, criticando aspramente la proposta e auspicando una revisione condivisa. “In queste condizioni le misure per le sale cinematografiche sono irricevibili. Prefigurano un’insostenibilità economica e operativa che può minare il riavvio del settore. Chiederemo urgentissimamente un confronto per opportune e necessarie revisioni”. Come Associazione “abbiamo accettato la data per la ripartenza posta al 15 giugno, ma alla luce di tutte le più recenti soluzioni individuate per altre categorie, quelle che ci riguardano ci risultano inspiegabilmente penalizzanti e costituiscono anche un problema di immagine oltre che economico per il comparto nel suo percorso di ripartenza. Ci sembra fuorviante accettare che la sala venga individuata come il luogo più pericoloso di tutti gli altri caratterizzati da socialità e aggregazione. Si rischia di dare un’impressione sbagliata all’opinione pubblica e non lo possiamo accettare”, dato che il settore dei cinema “è sempre stato attentissimo alle misure di sicurezza”. Erano state proposte e/o richieste, dagli esercenti, alcune misure e provvedimenti, come quello relativo al distanziamento, tenendo in conto i gruppi e i nuclei familiari. Per questo e altre proposte “avevamo avuto ampie garanzie, ma la misura non c’è. Mi chiedo perché visto che il mondo è cambiato in pochi giorni e si pensa anche a quando riaprire le frontiere” – afferma Lorini – “L’industria non può ripartire. C’è da pensare a una varietà di strutture piccole, medie e grandi e ai costi che dovrebbero affrontare”. Da parte degli esercenti c’è “grande delusione”, per quanto il dialogo non sia certo definitivamente chiuso.

Tags: cinemaDpcm riapertureRiapertureTeatri
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