Se le luci di teatri, cinema e palasport sono state spente dalle misure adottate per combattere la pandemia, il piccolo schermo ha continuato ad illuminare salotti e cucine degli italiani costretti a casa dal lockdown. Ne hanno beneficiato soprattutto le piattaforme streaming come Netflix, Prime Time e Disney plus, che hanno visto raddoppiare gli abbonati. E se Sky perde ascoltatori, a causa dall’annullamento di varie competizioni sportive, la tv generalista è riuscita invece a fermare la parabola discendente, registrando un incremento di ascolti dell’11%.
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Rai1, la tv generalista per antonomasia, è quella cresciuta di più. Ma non certo per merito del suo direttore Stefano Coletta. Mister “Ascolti e Qualità”, com’era definito prima di salire a bordo dell’ammiraglia Rai, si è limitato a mettere su un palinsesto di repliche e di teche. Appena abbozza una nuova idea è un fallimento. Delude l’accoppiata Masi-Delogu alla Vita in diretta estate; fa cilecca l’ex presidente Rai Monica Maggioni tornata sullo schermo; il riconfermato Diaco affiancato a Katia Ricciarelli non decolla e fa ascolti dimezzati rispetto a una soap turca; Uno Mattina estate con la inedita coppia Capponi-Baracchini stenta; in prime time funzionano solo le fiction (merito di Tinny Andreatta, volata a Netflix); naufraga Non mollare mai – Storie tricolori condotto da Alex Zanardi; per mancanza di pubblico chiude in anticipo C’è tempo per…, il programma con Anna Falchi e Beppe Convertini; fino al picco negativo di prima serata con 2.813.000 spettatori pari al 12.3% di share per Penso che un sogno così con Giuseppe Fiorello.
Per comprendere il presunto “boom” di ascolti basterebbe osservare la classifica dei momenti più seguiti su Rai1. Al primo posto la conferenza stampa del 26 aprile del premier Giuseppe Conti per l’avvio della “Fase 2” con 24 milioni di italiani incollati al televisore, e i suoi interventi rappresentano 13 dei 15 programmi più visti nel 2020. Al settimo posto Papa Francesco con la benedizione “Urbi et Orbi”, che deve accontentarsi di 16,6 milioni di spettatori. Poi il discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella che, con 15 milioni 272 mila 170 spettatori, è stato quello più seguito dal 1986, anno in cui sono iniziate le rilevazioni dell’Auditel. Per trovare un programma Rai dobbiamo scendere al sedicesimo posto, dove troviamo il Festival di Sanremo di Amadeus e Fiorello: 10,85 milioni di audience e il 64,5% di share per la serata finale.
L’informazione, tradita dalla carta stampata e incerta on line, si riprende ruolo di protagonista su Rai1. Lo spettacolo gli italiani lo vanno a cercare sulle piattaforme streaming, dove si è trasferito (solo momentaneamente?) il cinema, con un’ampia offerta di film, serie tv, biopic musicali, docu-film per tutti i gusti. Rai1 invece preferisce puntare sull’usato sicuro, sulle repliche delle repliche o sulla nostalgia dei tempi che furono, tanto da meritarsi l’appellativo di “Tele Inps” coniato da Aldo Grasso. Ed è in questa televisione che guarda al passato, forse perché più rassicurante, che rientrano The Voice senior (che ha viaggiato sull’onorevole media di 4 milioni di spettatori) ed ora il ripescaggio di Fiorella Mannoia, il cui precedente show tv Un, due, tre…Fiorella!, targato 2017, è andato in replica fino allo scorso maggio. Il nuovo programma s’intitola La musica che gira intorno e andrà in onda i prossimi venerdì 15 e 22 gennaio alle ore 21.25.
Nuovo si fa per dire. Neanche il titolo, preso da una canzone di Ivano Fossati, come gli ospiti: i compagni di scuderia (la Friends and Partners di baglioniana memoria), la consueta compagnia di giro, con siparietti promozionali per prossimi appuntamenti Rai. Insomma, i soliti noti, quando il servizio pubblico dovrebbe sostenere anche quei musicisti poco fortunati come il pianista jazz Adriano Urso, morto facendo il driver e che nessuno si è degnato di ricordare ieri durante la conferenza stampa quando si è accennato agli effetti del lockdown sulla musica.
Non sono temi per l’ex fan dei Cinquestelle, la “donna con le palle”, come Coletta definisce Fiorella Mannoia, che ha come riferimento televisivo Mina. Ma rispetto alla Tigre di Cremona non ha la fantasia, la simpatia, il carisma, l’ironia, l’istrionismo, la versatilità e la duttilità vocale.