Com’è ormai consuetudine consolidata, sui media si gioca a incrociare le vicende politiche con quelle del Festival di Sanremo. C’è, persino, chi è convinto che il vincitore della gara rispecchi gli umori e le tendenze politiche del momento. Adesso, l’incrociarsi della crisi della rassegna canora, causata dai problemi legati all’emergenza sanitaria, con quella del governo ha facilitato ed alimentato i parallelismi. Molti si sono sbizzarriti nei paragoni e, come accade in politica, si sono creati due schieramenti. Quelli che sostengono che Sanremo 2021 s’ha da fare nelle date previste dal 2 al 6 marzo, cioè in piena pandemia, e quelli contrari. A dividere, però, è anche il ruolo tenuto da Amadeus: strenuo aziendalista, come il premier dimissionario Giuseppe Conte, o egoista capriccioso e arrogante, come Matteo Renzi?
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Federico Vacalebre sulle pagine del Mattino afferma che «il paragone con Conte-Amadeus regge», spiegando: «Stanno tra color che stan sospesi, anche se il secondo le dimissioni le ha soltanto minacciate». Gli fa eco Laura Rio sul Giornale: Amadeus «come Conte è rimasto senza governo della Città dei fiori». Dal suo canto Maurizio Crippa, sul Foglio, vede Franceschini come rappresentante di un “potere costituito-destituito” e Amadeus come un Renzi «che ha bisogno di far saltare le regole affinché il Paese da canzonetta si salvi». «Molto renziano», scrive ironicamente Crippa riferendosi al direttore artistico del Festival. «Business is business e follow the money (anche se per Renzi sarebbe follow the Saudi). Molto renziano nella comunicazione, del resto stanno nella stessa scuderia». L’allusione è a Lucio Presta, potente agente di molte star televisive, tra cui Amadeus, e molto amico del leader di Italia Viva.
In sintonia con Crippa è Chiara Di Clemente che vede nell’arroganza il fattore che unisce Amadeus e Renzi. «Gli unici a non tenere bassa la testa», scrive sulla Nazione. «Il Paese della politica che in piena pandemia apre una crisi di governo, e lo specchio di quel Paese folle ed egotico che è Sanremo».
Insomma, Amadeus è più Conte o è come Renzi? Per il fatto che entrambi siano ex “soliti ignoti”, io vedrei meglio il paragone con il premier dimissionario. Se Renzi è l’arci-italiano del Sorpasso (sgasata in curva e corna nello specchietto), Conte e Amadeus sono una finzione che finisce per credersi vera fino a esserlo davvero, come il generale Della Rovere di Rossellini. Nel loro Dna c’è quello di milioni di italiani.
Se Conte è uscito dal cappello di Gigi Di Maio, Amadeus ha assunto il timone della corazzata di Rai1 grazie all’endorsement di Fiorello. Quando hanno cominciato erano il quasi premier e il quasi presentatore. Hanno vinto perché nessuno li prendeva sul serio. Via via hanno assunto un potere sempre maggiore, che s’ingigantisce, talvolta si fa discrezionale, travalica il senso della misura, e cresce con una progressione direttamente proporzionale all’impreparazione e alla debolezza della politica e della tv generalista, entrambe ridotte a un reality show.
Il mistero gaudioso di Conte e Amadeus si nasconde nelle banalità rassicurante, mentre gli altri – da Renzi a Cattelan – spargono ansia ogni volta che aprono bocca. Entrambi vanitosi, con una ossessione per le giacche. Impeccabili e leccati come sono soltanto i commessi di boutique di lusso. Sono entrati con il loro suadente sorriso e la loro eleganza affettata nei salotti tutto limoncelli e rosoli delle nonne, che adesso rappresentano il loro zoccolo duro. E si sono costruiti una fortuna personale. Impermeabili a polemiche e accuse, sono sopravvissuti a gaffe che avrebbero fatto cadere teste, da quella di Conte sul «congiunto» di Mattarella ucciso dalla mafia a quella sessista di Amadeus sulla fidanzata di Valentino Rossi scelta perché bella e per «la capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro».
Danno l’impressione di essere teneri e indifesi, lasciando ad altri il compito di fare i duri o di sferrare l’attacco. Uno si affida alle doti mediatiche dell’ex Grande Fratello Rocco Casalino, l’altro al suo agente Presta, potente Richelieu salesiano che agisce dietro le quinte. Camaleontici, si adattano a qualsiasi situazione ed a qualsiasi ambiente. Capaci di saltare dalla Lega al Pd, da Orietta Berti a Madame, uno è pronto a riabbracciare quel Renzi che lo ha costretto alle seconde dimissioni, mentre l’altro fa un passo indietro, non lascia il posto di comando, e si rimette alle decisioni della Rai e del Comitato tecnico scientifico. Tutto pur di non ritornare nell’esercito dei “soliti ignoti”.