La sua particolarità è di essere incentrato interamente sui messaggi vocali. Si chiama Clubhouse e in meno di un anno è già riuscito ad accumulare due milioni di utenti. Fondato lo scorso marzo da Paul Davison e dall’ex ingegnere Google Rohan Seth, appena qualche giorno fa è arrivato a ottenere una valutazione di mercato di oltre un miliardo di dollari. Merito dell’ultima iniezione di capitale del fondo d’investimento Andreessen Horowitz, tra i primi a credere nel progetto considerato negli Usa la piattaforma del momento. Si distingue dai colossi del settore, come Facebook o Instagram, per l’impiego esclusivo della voce per l’interazione tra gli utenti. Niente immagini, video o testi. Una caratteristica vincente ai tempi della pandemia.
Clubhouse è già scaricabile anche in Italia, al momento solo per gli utenti iOs. In questo momento il social network è ancora in fase beta e per accedervi non basta il download, ma è necessario ricevere un invito da un amico già iscritto. Negli Stati Uniti sono già iscritte celebrità del calibro di Oprah Winfrey, Drake, Kevin Hart, Ashton Kutcher o Chris Rock.
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Il principio fondante di Clubhouse è quello delle Room, le stanze virtuali dove avvengono le discussioni. Ogni iscritto può aprire una Room, diventandone di fatto amministratore e moderatore. E farlo secondo tre differenti modalità: Open, Social e Closed. Una stanza Open è di fatto aperta a chiunque stia navigando nell’app; una stanza Social è visibile solo alle persone interconnesse (ad esempio coloro che seguiamo); una stanza Closed è – come dice la parola stessa – chiusa, privata, accessibile cioè solo a chi l’ha creata e a chi è stato invitato (un po’ come accade per alcuni gruppi di Telegram).
Clubhouse si presenta, quindi, come una sorta di via di mezzo tra un servizio di messaggistica e una piattaforma per le videoconferenze unicamente basata sull’audio. A questo proposito, va detto che chi accede a una stanza pubblica è inizialmente in muto, può solo ascoltare. Per sbloccare il microfono e intervenire deve effettuare una richiesta alzando la mano. Sarà il moderatore a concedergli il diritto di parola. Lo stesso moderatore potrà inoltre invitare altri utenti a parlare e impostare il numero massimo di oratori. Le conversazioni all’interno di una room possono durare anche molte ore (non c’è limite di durata) ma è possibile in qualsiasi momento lasciare la stanza (esiste un apposito tasto Leave quietly) ed eventualmente rientrarci in un secondo momento. Il che favorisce anche la privacy, in quanto le conversazioni non possono essere né registrate né scaricate, e in ogni caso vengono definitivamente rimosse alla chiusura delle stanze.
Un ruolo centrale nel funzionamento dell’app lo giocano i club (da qui il nome di Clubhouse), ossia gruppi di utenti accomunati da un medesimo interesse. Ne esistono già di tutti i tipi e sono categorizzati per macroaree: dall’arte allo sport, dalla politica alla tecnologia, dalla musica agli animali. Proprio i loro admin programmano la maggior parte delle stanze pubbliche, la cui apertura viene notificata a tutti membri. E non c’è rischio di incappare in contenuti poco pertinenti. Già al momento dell’iscrizione, infatti, l’utente viene invitato a selezionare gli argomenti di proprio gradimento così da consentire al sistema di confezionare una homepage «su misura». Ma è presente anche un’apposita barra di ricerca.
«Ogni sera – hanno scritto domenica Davison e Seth sul blog ufficiale – ci sono migliaia di stanze piene di persone che ospitano spettacoli, raccontano partite della Nba, cantano opere liriche, discutono di filosofia, incontrano altri musicisti, condividono consigli di viaggio, gestiscono gruppi di supporto e meditano insieme. Ospitano talk show quotidiani, si esibiscono in spettacoli comici, suonano la chitarra e tengono lezioni di storia. A dicembre, quaranta sconosciuti che si sono incontrati su Clubhouse hanno organizzato un’audizione, fatto le prove e ospitato una produzione musicale in piena regola per migliaia di persone che è finita sulle prime pagine dei giornali. Le persone stanno creando modi completamente nuovi per riunirsi, tutto attraverso il potere della voce». Gran parte del successo di Clubhouse è senz’altro da attribuire al particolare momento storico in corso. Mai come in questi mesi, infatti, gli utenti stanno avvertendo la necessità di ricreare sul web occasioni di socialità autentiche che stimolino il confronto e il dialogo.