Coppia artistica. Coppia anche nella vita. “Congiunti”, insomma. «E quindi potremo essere gli unici all’Ariston a poterci avvinghiare. E con la platea vuota, ci faremo da pubblico a vicenda», sorridono Lama e California, all’anagrafe Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, ovvero i Coma_Cose, duo fra urban, elettronica e nuovo cantautorato, per la prima volta a Sanremo con Fiamme negli occhi, canzone scritta a quattro mani.
Si sono conosciuti sul lavoro, in un negozio in zona Porta Ticinese a Milano. Un colpo di fulmine. Commessi di giorno, musicisti la sera inseguendo i modelli Damon Albarn e Franco Battiato. Poi il lavoro è finito male, licenziamento e negozio chiuso. Ma, come recita il detto, quando si chiude una porta, si spalanca un portone. L’occasione è arrivata nel 2017, quando furono invitati ad aprire i concerti di Salmo e Coez. «A quel punto abbiamo deciso di concentrarci sulla musica».
Il nome Coma_Cose deriva dal ricordo di un momento di crisi artistica e dal guardarsi attorno e non vedere fermento sociale: «C’era autoironia… Nel frattempo noi siamo usciti dal coma e ci è cambiata la vita, mentre il coma si è allargato al resto», dicono. Sono esplosi due anni fa con Hype_Aura, racconti di solitudine e freddo esistenziale e giochi di parole da Settimana Enigmistica. Nel doppio singolo Due dei mesi scorsi avevano dato una sterzata al linguaggio, confermata da Fiamme negli occhi. «Per Sanremo abbiamo pensato un testo semplice, uno starter pack dei Coma_Cose. In molti non ci conosceranno e non aveva senso un testo politico o sociale, ma la narrazione esterna tornerà nel disco che uscirà il 16 aprile».
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L’album s’intitola Nostralgia, «perché la nostalgia sarà il fil rouge che lega tutti i brani, ma volevamo che fosse ancora più nostra», spiegano. «È un album che fa il punto sulla situazione delle nostre vite e ci fa guardare indietro, anche nelle sonorità che vanno a pescare negli anni Novanta, un po’ vintage. C’è tanta introspezione nei testi e una parola che torna è “perdono”: perché è bello maturare, ma anche fare pace con se stessi. Anche gli errori fatti ci hanno portato fin qua. Di certo non lo possiamo definire un disco rassicurante».
In Fiamme negli occhi cantano: “Galleggio in una vasca piena di risentimento / E tu sei il tostapane che ci cade dentro / Grattugio le tue lacrime / Ci salerò la pasta / Ti mangio la malinconia / Così magari poi ti passa”. ««È nata ad inizio quarantena», raccontano. «Nelle liriche c’è molta quotidianità anche perché per noi quel periodo è stato meno atipico rispetto a quello vissuto da altri. È una canzone che parla di restare insieme anche di fronte agli ostacoli. L’abbiamo finita in estate e forse per questo il sound ha un’apertura da lieto fine… È una canzone da spiaggia del futuro: parte da una chitarra acustica e poi subentra un vestito contemporaneo, ci sono batterie elettroniche ma anche suoni sbiaditi alla Velvet Underground».
Sanremo non era nei loro progetti. Ma per gente che vive di musica, qualsiasi palco va bene e quello dell’Ariston è l’unico aperto in tempi di zone rosse e arancioni. «Siamo qui senza l’ansia di dover dimostrare niente a nessuno, veniamo da anni di gavetta, di coerenza non fatta di paraculate commerciali né di hit estive, abbiamo la fedina penale pulita», rivendicano. «Nessuna critica, ma certe cose bisogna sentirsele addosso e noi facciamo altro. Partecipare, dunque, è una scommessa, anche solo per provare a scardinare certi meccanismi».