La sfida concreta per la rigenerazione urbana è strettamente legata alla capacità di trasformazione in tempi reali di spazi e luoghi non più utilizzati per rispondere adeguatamente agli effetti dei mutamenti sociali e dei cambiamenti climatici.
Le città infatti si stanno dimostrando sempre più vulnerabili, pertanto si dovranno progettare modelli urbani per ottenere risposte sociali, economiche e ambientali che permettano di resistere nel lungo periodo alle sollecitazioni dell’ambiente e alla cancellazione della storia urbana (resilienza).
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La resilienza urbana è mirata pertanto a stimolare tutti i processi di adattamento per rispondere ai dirompenti mutamenti che gravano sulle città. Si tratta di avere la capacità di tutelare la storia della formazione dei nuclei più antichi e mantenere in vita le identità di una popolazione, preservando anche il volto della città.
La resilienza urbana prevede, infatti, il passaggio dal modello della mera riqualificazione a un modello di rigenerazione che coinvolge attivamente la collettività, attenta all’ambiente e al consumo delle risorse, finalizzato a ridurre l’impatto dell’attività umana.
Tra le prime esperienze di città resiliente è stata New York, che colpita dall’uragano Sandy definita la tempesta del secolo dal sindaco Michael Bloomberg, ha lavorato per trasformare la città in uno spazio urbano preparato agli effetti dei cambiamenti climatici, primo fra tutti l’innalzamento del livello del mare, con interventi sul paesaggio e sugli edifici. Le azioni dello Stato e delle comunità internazionale per resistere ai mutamenti è senz’altro fondamentale, tuttavia risulta determinante anche gli esempi e le buone pratiche e della partecipazione attiva di tutti i cittadini, dei politici per la diffusione di innovazioni e di nuove idee a livello globale.
La resilienza è quindi oggi una componente necessaria per lo sviluppo sostenibile, agendo prima di tutto sui modelli organizzativi e gestionali dei sistemi urbani, e sembra rappresentare, per l’urgenza di mettere in sicurezza le città e i territori, la maturazione del concetto stesso di sostenibilità. Una città sostenibile è quindi una città resiliente, che produce opportunità economiche significative come dimostrano gli esempi di altri Paesi europei, che hanno investito sullo sviluppo di una strategia nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla resilienza.
La Danimarca, la Spagna, la Gran Bretagna, infatti, vedono oggi le proprie aziende leader nel mercato dell’acqua, delle infrastrutture verdi e delle tecnologie. L’Italia ha sprecato l’opportunità della green economy per mancanza di programmazione e ha perso anche quello dell’economia dell’adattamento e della trasformazione resiliente del nostro sistema socio-economico, malgrado le richieste del World Economic Forum e della Commissione Ue (Libro Bianco del 2009), che ha destinato al tema dell’efficacia energetico risorse significative («Patto dei Sindaci», «Rete rurale nazionale», «Smart cities», «european green capital»).
Attualmente solo 11 Paesi membri hanno realizzato una strategia nazionale per l’adattamento, mentre gli altri – tra cui l’Italia – si trovano a stadi diversi di preparazione e sviluppo, vanificando ancora una volta somme importanti proveniente dalla CEE.