Le autostrade italiane tornano allo Stato a tre anni dal crollo del Ponte Morandi di Genova. Gli azionisti di Atlantia hanno approvato la vendita dell’88,06% di Autostrade per l’Italia al consorzio guidato da Cassa depositi e prestiti, al quale partecipano anche i fondi esteri come Blackstone e Macquarie. La prossima tappa è la riunione del cda di Atlantia, che si terrà tra il 10 e l’11 giugno, per dare il via libera agli accordi vincolanti con Cdp. La firma è attesa entro fine mese.
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A dieci mesi dall’accordo del luglio 2020, l’assemblea degli azionisti di Atlantia con una maggioranza dell’87% ha accettato l’offerta per l’acquisto dell’88,06% del capitale di Aspi. Dopo quasi tre anni dal crollo del ponte Morandi finisce così, almeno sul fronte aziendale, il braccio di ferro tra lo Stato e i concessionari autostradali che erano responsabili della gestione e manutenzione del viadotto genovese il cui cedimento ha ucciso 43 persone. Sfumate le minacce di revoca della concessione ad Aspi arrivate dal governo Conte fin dal giorno successivo alla tragedia, il punto di accordo si è trovato con l’uscita dei Benetton e degli altri soci dall’azienda.
Sul piatto, dopo diversi affinamenti per accontentare tutti i soci compreso il fondo speculativo britannico Tci, una valutazione di 9,1 miliardi per il 100% di Aspi più una quota del 2% annuo sul prezzo dal primo gennaio 2021 alla data del closing dell’operazione che dovrebbe cadere nel marzo 2022. In questo modo la valorizzazione sale a 9,3 miliardi. A cui vanno sommati i ristori statali per i mancati ricavi causati dal Covid, per un totale di 9,5 miliardi. L’88% vale così 7,9 miliardi. E la dinastia Benetton, che ha il 30,2% di Atlantia attraverso edizione, incasserà un assegno da 2,38 miliardi.
Ma sono soldi che resteranno in pancia ad Atlantia per investimenti futuri. Il debito di Atlantia attualmente è di 4,5 miliardi. Il management può decidere di azzerarlo o meno ma ha prestiti a lungo termini con tassi di interesse molto contenuti. Restano utilizzabili altri 4 miliardi, più 1 miliardo di liquidità. Alcuni possibili fronti di investimento sono: aeroporti a vocazione turistica come quelli di Fiumicino e Nizza, in cui Atlantia è già azionista, servizi di pagamento digitale in Europa tramite Telepass, partecipazioni autostradali tramite il gestore spagnolo Abertis, mobilità integrata come i vertiporto, velivoli a decollo verticale per l’ultimo miglio di passeggeri e merci.