Agli inizi degli anni Novanta, il giornalista inglese Joe Davis, esperto di musica brasiliana, mentre frugava in un cestino fra dischi offerti a un dollaro in un negozio di Rio de Janeiro, scoprì un disco magico. Obnoxius, il titolo. José Mauro l’autore, Ana Maria Bahiana autrice dei testi. Una miscela unica di ritmi e di samba, con ricchi arrangiamenti orchestrali, e in primo piano la voce baritonale e malinconica di Mauro, che cantava i testi poetici, ermetici e spirituali di Bahiana.
Davis s’informò sull’autore e gli fu riferito che era morto in un incidente in moto poco dopo l’uscita del disco, ovvero nel 1970. Altri invece ipotizzavano che Mauro fosse un “desaparecido”, vittima della brutale dittatura militare del Brasile a causa delle sue idee socialiste e della sua omosessualità.
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Consapevole di avere fra le mani un tesoro dimenticato, Davis rientrò in patria e si mise alla ricerca di una etichetta per ristampare in versione cd quel vecchio vinile preso a un dollaro. Incontra la disponibilità della nascente Far Out Recordings. L’album torna così sul mercato. Era l’estate del 1995. Obnoxius diventa un successo che non può mancare sui piatti dei dj dei club londinesi ed è in bella vista nelle vetrine dei negozi di dischi accompagnato dalla tragica storia dell’autore.
Ignaro di tutto, José Mauro, che allora aveva 46 anni, insegnava chitarra alla periferia di Rio de Janeiro, quando un amico gli telefonò da Londra dicendo di aver visto il cd di Obnoxius in vendita in un negozio. «Mi ha chiamato, parlandomi di questo cd e di come diceva che ero stato ucciso in un incidente in moto», racconta al The Guardian il “redivivo” Mauro, che oggi ha 72 anni. «Quello è stato il giorno in cui ho saputo che ero morto».
La storia torna a galla in occasione di un’altra ristampa, quella dell’ancora più rara raccolta di musiche di Mauro e Bahiana, A Viagem Das Horos (“Il viaggio delle ore”). «È spiacevole vivere senza essere riconosciuti», commenta Mauro, che vuol recuperare il tempo perduto. «È come se quei 50 anni mi fossero stati portati via».
José Mauro è nato in una famiglia di otto persone in una fattoria a Jacarepaguá, nella zona ovest di Rio. Quando aveva sette anni, suo padre gli comprò una fisarmonica che suonò fino al diploma in chitarra acustica ottenuto a 15 anni. Un anno dopo cominciò a comporre. «Poi ho incontrato Ana», racconta. «Ho ascoltato uno dei suoi testi in un festival universitario. Mi è piaciuto molto. E così le ho chiesto di essere la mia partner musicale. Il nostro rapporto creativo è stato eccezionale».
Il progetto portato avanti da José e Ana era trasgressivo per il Brasile. Era anti-bossa nova, suono associato alla borghesia benestante. Le canzoni non parlavano d’amore, ma di religione e politica, con attacchi alla dittatura che governava il Brasile in quel momento. In più José era gay. «Eravamo una generazione influenzata da Joni Mitchell, Crosby, Stills e Nash. Sognavamo un Brasile alternativo».
Aiutati dalla crema dei musicisti brasiliani e dagli arrangiamenti del grande Lindolfo Gaya, Mauro e Bahiana hanno creato un suono ricco, drammatico e ammaliante che ha segnato il passaggio dal Tropicália degli anni Sessanta – uno stile che fondeva i ritmi di samba e bossa con la psichedelìa influenzata dai Beatles – alla più cosmopolita musica popular Brasileira, aprendo la strada a classici riconosciuti come Construção di Chico Buarque e Clube da Esquina di Milton Nascimento. «Per tagliare le spese abbiamo registrato 24 canzoni», racconta Mauro. «Due album in una sessione. Il meglio è finito su Obnoxius. E i pezzi rimanenti per A Viagem Das Horos». Il secondo, però, uscì per una piccola etichetta in seguito alla lite con la Emi che non aveva promosso Obnoxius.
A quel punto, era il 1972, le strade di José e Ana si divisero. Lei è tornata al college. Lui ha fatto alcuni lavori per la Scuola di Teatro Tablado, ha composto musiche originali per alcuni spettacoli e ha iniziato a dare lezioni di chitarra, ma una caduta danneggiò la sua mobilità. «Poi il Parkinson mi ha tenuto lontano dal suonare la chitarra. Vivo da solo ora, ma i miei vicini sono persone tranquille e amichevoli. Mi godo la mia solitudine». È grazie a suo nipote, David Butter, che Mauro è stato convinto a parlare con la stampa e si sta divertendo. «Sono stato ritenuto morto per così tanti anni», dice. «Ora il mio lavoro viene riconosciuto. È incredibile».