“Ti voglio cullare, cullare / posandoti su un’onda del mare, del mare / legandoti a un granello di sabbia”. Era il 1961, sulle spiagge le note della canzone di Nico Fidenco ghermivano le orecchie degli italiani, si insinuavano con perversa ostinazione nelle menti, anche a dispetto della propria volontà. Nasceva il tormentone estivo, insinuante motivetto, o meglio di quelli che più efficacemente la lingua inglese definisce “earworms”, tarli dell’orecchio, perfette macchine di persuasione intenzionate a sopravvivere a se stesse come un virus potente e indistruttibile. Per poi magari essere dimenticate in ottobre (anche se molti brani, soprattutto del passato, sono diventati evergreen).
Come il jukebox e le rotonde sul mare anche i tormentoni sono ormai diventati una cartolina seppiata della stagione delle vacanze. Sono stati gli ultimi a resistere all’incalzare di nuove mode e tendenze, resistendo anche al declino e poi alla scomparsa delle manifestazioni che li lanciavano e li sostenevano, dal leggendario Cantagiro al Disco per l’Estate sino al Festivalbar. L’ultimo nell’estate dei Mondiali di calcio in Germania, con il famigerato po-po-po, riadattamento curvaiolo del giro di basso di Seven nation army dei White Stripes, che si è riversato sulle strade, negli stadi, sulle spiagge in festa dopo la vittoria dell’Italia. Poi il silenzio. Negli anni Sessanta e dei jukebox c’erano state le canzoni da spiaggia di Edoardo Vianello, negli Ottanta con l’avvento delle radio la “maglietta fina” di Baglioni, il Ti amo di Tozzi e la “playa” dei Righeira, a cavallo del millennio era arrivata l’ondata latina guidata da Ricky Martin e Las Ketchup. Più di recente il «sole cuore amore» di Valeria Rossi, Paola & Chiara e il Piotta, ma negli ultimi anni la tradizione sembra finita.
L’era di Internet ha rotto gli schemi e ognuno oggi si crea il proprio “tormentino”, scavalcando i canali tradizionali che infilavano un brano nelle orecchie di tutti. Non c’è più la canzone regina dell’estate, ma tante canzoni reginette, inserite nella playlist personale, caricate sullo smartphone. «Le canzoni passano in radio o finiscono in streaming sulle piattaforme, destinate quindi a una fruizione pure diversa rispetto a quella di un tempo» ammette il giornalista Enzo Gentile, autore del libro Onda su onda in cui seleziona (e seziona) 500 tormentoni arrivati negli ultimi sessant’anni sotto le stelle del Cantagiro, del Disco per l’Estate e del Festivalbar. «Spesso non sono più frutto di un sentore, ma nascono in vitro e si sente, con la conseguenza che la loro vita è di qualche mese e non certo di decenni come accaduto a tanti grandi motivi del passato».
In questa logica “mordi e fuggi”, difficile che arrivino canzoni come Legata a un granello di sabbia, Sapore di sale, Stessa spiaggia stesso mare, Vamos alla playa, e tante altre che tutti continuano a canticchiare. Oggi un tormentone, come tanti successi da classifica, viene preparato in laboratorio, seguendo parametri e stilemi ben precisi. I BoomDaBash, ad esempio, sono ormai degli esperti. L’estate scorsa hanno battuto tutti con Karaoke e Alessandra Amoroso, che già era stata al loro fianco nella stagione calda precedente, con Mambo salentino, come in quella del 2015 con A tre passi da te. Nel 2018 c’era Loredana Berté in Non ti dico no. E quest’anno si rituffano nell’arena con Mohicani, un reggae multikulturale, fra Giamaica e Salento, forte di un “feat” con Baby K e di una scrittura divisa con Rocco Hunt. «Noi iniziamo a pensarci subito dopo Natale, ed entriamo in studio di registrazione tra febbraio e marzo. Serve il groove giusto, il testo accattivante, bisogna evocare la voglia spensierata di divertimento», spiega la band pugliese.
Quest’anno per i BoomDaBash l’impresa sarà più difficile. Complice il clima di rinascita, la voglia di tornare a divertirsi per dimenticare l’anno buio trascorso in clausura a causa della pandemia, sono in tanti a buttarsi dentro la virtuale rotonda sul mare. I loro stessi alleati, Baby K e Rocco Hunt, sono fra i più temibili rivali. La prima, Claudia Judith Nahum, 38 anni, romana, in arte Baby K, regina del reggaeton e del suono urban latin, sogna di replicare l’epifania di Roma-Bangkok (2010) con uno dei brani del suo nuovo album Donna sulla Luna, fra cui Buenos Aires, Playa e Non mi basta più feat. Chiara Ferragni. Non scherza anche Rocco Hunt che dalla Terra dei fuochi si trasferisce sulle piste da ballo con Ana Mena e Un bacio all’improvviso.
In questa sfida a tre, la mina vagante è rappresentata da Mille, la canzone che vede insieme Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti. È la voce di Finché la barca va a portare quell’atmosfera retrò che rammenta L’esercito dei selfie, successo del 2017 firmato da Takagi & Ketra e affidato ad Arisa e al “desaperecido” Lorenzo Fragola. Un filone divertente. E se l’unione fa la forza, allora Solo lei ha quel che voglio dovrebbe asfaltare tutti: a cantare sono Sottotono, Guè Pequeno, Marracash e Tiziano Ferro. Torrida canzone da ballare avvinghiati. Emma, invece, si è scelta Loredana Bertè come compagna di viaggio nella caraibica Che sogno incredibile. E che dire della strana coppia Jovanotti-Gianni Morandi, rispettivamente autore e voce de L’allegria, il sogno di due ragazzi fortunati: “Mi serve una botta di vita, ci vuole un’azione che riapra la partita / mi ci vuole quello che ci vuole quello che ci vuole, / e un calcio e ripartire ripartire”.
In un’estate all’insegna della leggerezza e della Musica leggerissima, entrano di diritto nella corsa a diventare il tormentone 2021 la canzone sanremese di Colapesce e Dimartino, come Makumba di Carl Brave e Noemi (“E mentre il sole sale sale sale sale su, per chi ci vuole male una macumba”).
Ci sono quelli che la loro voglia d’estate se la portano nel titolo latineggiante come Señorita di Nina Zilli e Clementino, Salsa di J-Ax e Jake LaFuria, Loca di Aka7ven, o Pistolero di Elettra Lamborghini che twerka: “Te amo, te quiero, tequila… Balliamo toda la noche o toda la vida”, ovvero il più tipico dei tormentoni estivi da almeno una ventina d’anni.
Se appare ancora difficile prevedere se i brani citati potranno essere ballati nelle discoteche, sono stati invece aperte al pubblico le gradinate degli stadi, teatro di Euro2020, gli europei di calcio che si svolgono con un anno di ritardo in diversi Paesi del Vecchio continente. Il calcio d’inizio è stato dato a Roma e questo ha riacceso le “notti magiche” dal sapore anni Novanta. “Voglia d’estate, di sale e di mare / Di un tormentone che ci faccia ballare / Una canzone per la nazionale / Che ti entra in testa come Zizou in finale”, cantano gli Autogol feat. Arisa e Ludwig, dimenticando però che Zizou Zidane per quel colpo di testa venne espulso e fece perdere il Mondiale alla Francia. Stati attenti allora agli irlandesi Bono e The Edge degli U2, che di hit parade se ne intendono: complice l’amico dj Martin Garrix, prestano voce e chitarra a We Are The People, la colonna sonora di Euro2020 che ci accompagnerà per tutto giugno.