Li chiamano Neet: sono i giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Se c’è un dato che spiega dove stiamo andando, la rilevazione sui Neet è il paradigma migliore. L’acronimo vuole dire “Not in Education, Employment or Training”. I dati Neet dell’Italia sono drammatici. E non solo per colpa della pandemia. La quota dei giovani Neet tra i 15 e i 29 anni in Italia è tornata a salire nel 2020, dopo anni di diminuzione. Il dato è stato fotografato dall’Istat, l’istituto nazionale di statistica: sono di nuovo il 23% del campione di riferimento.
Per loro ci sarà un progetto europeo. Durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato l’importanza di garantire nuove opportunità ai giovani che non lavorano e che non stanno seguendo un percorso formativo: «Dobbiamo fare in modo che non si creino ulteriori fratture, l’Europa ha bisogno dei giovani, incoraggiamo chi non ha lavoro, chi non studia e non fa formazione. Per loro ci sarà un nuovo programma: Alma offrirà ai giovani la possibilità di effettuare delle esperienze professionali temporanee in un altro stato membro. Perché anche loro meritano di vivere un’esperienza come Erasmus, per acquisire competenze, creare legami e forgiare la loro identità europea», ha detto il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Un Erasmus dei lavoratori, o comunque di aspiranti tali, come già è stato ribattezzato. Al momento di questo piano si conosce ancora poco. Dovrebbe partire a gennaio e basarsi su due progetti già avviati nell’Unione europea. Uno è l’Erasmus, il programma di scambio tra studenti universitari nato nel giugno del 1987. L’altro invece è quello dei Servizi di volontariato europeo.
«Di solito gli anni della giovinezza rappresentano un momento di scoperta: si vivono nuove esperienze, si trovano gli amici di una vita, si individua il proprio cammino – ha detto il presidente della Commissione Ue – Cosa è stato chiesto invece ai giovani d’oggi? Di rispettare le distanze sociali, di isolarsi e di seguire i corsi da casa. E questo per più di un anno. Perciò tutto quello che facciamo, dal Green Deal a NextGenerationEU, è finalizzato a proteggere il loro futuro. Dobbiamo incoraggiare coloro che non ce la fanno, coloro che non hanno lavoro, coloro che non seguono corsi di studio o di formazione. Per questo motivo proporremo che il 2022 sia l’anno europeo dei giovani: un anno dedicato a valorizzare i giovani che si sono tanto sacrificati per gli altri. Saranno i giovani a dover condurre i dibattiti della Conferenza sul futuro dell’Europa. A essere in gioco è il loro futuro e questa deve essere la loro Conferenza».
Secondo gli ultimi dati pubblicati nel 2020, il 17,6% di giovani tra i 20 e i 34 anni in Europa non studia. Un dato in aumento rispetto al 2019, quando questa percentuale era più bassa dell’1,2%. In Italia c’è uno dei tassi più alti di Neet. Il trend di crescita è accentuato al Nord (16,8%; +2,3 punti) e al Centro (19,9%; +1,8 punti) e, come detto, il Mezzogiorno registra invece una contrazione modesta (-0,4 punti). Ma è quasi impercettibile perché i Neet del Sud sono il doppio rispetto a quelli del Nord. Il dato esatto di giovani meridionali tra i 15 e 29 anni che non studia, non lavora e non è impegnato in corsi di informazione è del 32,6%. Ad avere invece i dati più bassi sono la Repubblica Ceca per gli uomini, solo il 5,6%, e l’Olanda per le donne: 9,5%.