Il Green pass potrebbe essere presto obbligatorio per tutti i lavoratori. L’accordo c’è, il decreto approderà domani in Consiglio dei ministri. Si dovrà ancora decidere se «sdoppiare» il provvedimento partendo dalla pubblica amministrazione per procedere la prossima settimana con le aziende private, oppure far scattare subito la certificazione verde per tutti i lavoratori. Ci sono da sciogliere i nodi legati ad alcune categorie, in particolare enti di regolazione delle attività economiche, società partecipate e studi professionali, ma la scelta è compiuta: a metà ottobre per entrare negli uffici e nelle fabbriche, sui mezzi di trasporto a lunga percorrenza o per guidare autobus e taxi, bisognerà essere vaccinati almeno con la prima dose da 14 giorni, essere guariti nei precedenti nove mesi, avere un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti.
Mentre prende forma il decreto che definirà gli ambiti di introduzione del green pass nei contesti lavorativi, i medici aziendali aggiungono interrogati alla questione “controlli”. «Non tocca a noi controllare il Green pass — dicono con una nota dell’Anma, l’associazione di categoria — E non chiedeteci di fornire alle aziende dati sul numero dei dipendenti con il vaccino o con il green pass». «Il green pass non è un documento sanitario, può essere verificato esclusivamente dai soggetti indicati nella norma, tra i quali non è compreso il medico competente (il medico aziendale) — recita la nota — può essere verificato esclusivamente tramite la app dedicata che non rende visibili i dati sanitari, l’attività di verifica non comporta “in alcun caso” la raccolta dei dati (in qualsiasi forma)».
«Non vi è nessun dubbio oggi sul fatto che con il green pass il medico competente non solo non può, ma addirittura non deve avere a che fare, né trattando dati né tantomeno emettendo giudizi di idoneità/inidoneità», continua il comunicato dei medici competenti .Anma sottolinea inoltre che «la possibilità di contagiare e di contagiarsi sussiste indipendentemente dalla condizione vaccinale e/o dal possesso del Green pass. Il certificato verde non rappresenta una “misura di sicurezza” per il datore di lavoro, a meno che non derivi dal reiterato controllo ogni 48h tramite tampone, condizione che riteniamo perlopiù inattuabile. Tantomeno può essere invocato ricorrere ad un aggiornamento del documento di valutazione del rischio relativamente al rischio da virus SARS-CoV-2 tranne che nelle situazioni già definite dal Titolo X del decreto legislativo 81 del 2008».