Premio Tenco e Notte della Taranta, due istituzioni culturali per il nostro Paese, nell’occhio del ciclone. Sia la manifestazione sanremese, ideata nel 1972 in funzione anti-Festival, sia il concertone di Melpignano, che debuttò nel 1998, sono sott’accusa per la deriva commerciale delle ultime edizioni. Una polemica che coinvolge addetti ai lavori, artisti e fan.
Non è la prima volta che i due eventi sono oggetto di critiche. Da alcuni anni, ad esempio, si discuteva sull’eccessiva presenza sul palco del Tenco di freschi reduci del Festivalone, in antitesi del quale nacque la rassegna che porta il nome dell’autore di Vedrai Vedrai. Così come l’invasione di popstar fra i ritmi e le danze della pizzica veniva paragonata all’ingresso di un elefante in cristalleria. Adesso, gli ultimi accadimenti hanno avuto l’effetto della goccia che fa traboccare il vaso.
Cominciamo dall’alto, dal Nord. E dall’annuncio della edizione numero 44 del Premio Tenco, in programma dal 21 al 23 ottobre, intitolata: “Una canzone senza aggettivi”. Una canzone “bipartisan”, nella quale possono coabitare Mogol e Paolo Pietrangeli, Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia, non più riserva indiana cantautorale, ma aperta al mercato, al pop, al rap, al suono urban. «Perché siamo dei giapponesi che si sono finalmente accorti che la guerra è finita da decenni, che non la stava combattendo più nessuno», spiega il direttore artistico Sergio Secondiano Sacchi in una intervista al quotidiano Il Mattino. «Perché una volta la canzone aveva bisogno di posizionarsi, impegnata contro disimpegnata, alternativa contro sanremese, politica contro commerciale, poetica o leggera. Ma quando i cantautori hanno sfondato in classifica, quando è caduta la conventio ad escludendum nei loro confronti non abbiamo saputo capire che i tempi stavano cambiando e che anche noi dovevamo cambiare. Il muro del Tenco è durato più di quello di Berlino, avevano ragione Berio e Leydi, esistono solo due tipi di canzoni, quella bella e quella brutta».
Se non si registrano ancora reazioni da parte degli eredi di Luigi Tenco, già critici con le ultime edizioni, accusate di snaturamento pop, si fanno sentire le voci contrarie di molti addetti ai lavori. Senza voler entrare nella disputa, che segue le logiche “libertarie” o “libertine” che ha portato alla caduta dei settori e barriere a X Factor, sorge però spontanea una domanda: che necessità ha di esistere il Premio Tenco nel momento in cui si equipara al Festival di Sanremo?
Polemiche dello stesso tenore al Sud, nel Salento. Per riportare sulla retta via la Notte della Taranta è stato lanciato perfino un appello al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e all’assessore alla Cultura, Massimo Bray, firmato tra gli altri da musicisti come Alfio Antico, Lele Marchitelli, Nandu Popu dei Sud Sound System, dalla danzatrice Maristella Martella, dal regista Don Pasta e da giornalisti come Guido Ruotolo e studiosi della cultura popolare come l’antropologo Pino Schirripa. Si chiede di fermare «la deriva commerciale e televisiva della Notte della Taranta». Nel documento, firmato da 143 persone, viene criticato aspramente il concertone svolto a Melpignano lo scorso 28 agosto e andato in onda sulla Rai il 4 settembre, definito «il punto più basso della mercificazione e dello snaturamento della cultura immateriale salentina», con risultati musicali fortemente criticabili perché «troppo legati ai modelli del pop televisivo e di bassa qualità». Al Bano, Madame, Il Volo erano gli ospiti di spicco dell’edizione 2021. Una combinazione “sanremese”.
Se per le ultime due edizioni potrebbe esserci una giustificazione: l’assenza di pubblico, fondamentale per una manifestazione popolare di questo genere, a causa dell’emergenza sanitaria e, di conseguenza, l’esigenza di creare uno spettacolo adatto a un pubblico televisivo, c’è da sottolineare che segnali di sbandamento si erano registrati anche in era pre-Covid. Sconcertante fu, ad esempio, la presenza nell’edizione 2019, come “conduttori”, della soubrette Belen Rodriguez e del suo compagno (di allora) Stefano De Martino.
Se del Premio Tenco ormai si è perso lo spirito originale e difficilmente lo si potrà ritrovare (diventerà un premio come tanti altri), ancora per la manifestazione salentina è possibile recuperare l’anima popolare che l’ha resa la più importante manifestazione sulla cultura popolare in tutto il mondo senza bisogno delle telecamere Rai. La prossima edizione potrebbe essere il momento di ripartenza in tutti i sensi.