No Green pass, no sigarette. Il nuovo Dpcm prevede, appunto, l’obbligo di Green pass base per uffici pubblici, banche, poste e negozi a partire dal primo febbraio. Per i negozi sono arrivate alcune esenzioni, molto poche a dire la verità. Si tratta di quegli esercizi commerciali che vendono beni ritenuti essenziali e tra questi, a differenza del primo lockdown, non ci sono le tabaccherie.
Dopo l’ultimo Dpcm che ha esteso l’obbligo di Green pass, dunque, i tabaccai si dicono pronti allo sciopero. «Le tabaccherie hanno assicurato, pur nell’infuriare della pandemia di Covid, durante il lockdown, servizi essenziali per tutti i cittadini. Un impegno che ora viene disconosciuto. Il nostro lavoro deve essere tenuto in considerazione. Lo ribadiremo con determinazione al sottosegretario Costa che, ci auguriamo, comprenderà le nostre ragioni. Se così non fosse lo sciopero sarà inevitabile. Le tabaccherie abbasseranno le saracinesche», spiega il presidente della Federazione Italiana Tabaccai, Giovanni Risso.
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Le indicazioni contenute nel decreto approvato il 21 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri prevedono infatti l’obbligo di esibire il Green pass base (quello ottenibile anche tramite tampone) anche per entrare nelle tabaccherie a partire dal primo febbraio. Inizialmente, sembrava che potessero rientrare tra le categorie esentate dall’obbligo della certificazione. Alla fine però sono uscite dalla lista degli esercizi commerciali “salvaguardati”. Per questo la Federazione Italiana Tabaccai, riunitasi a Roma, annuncia di aver avviato una trattativa con il governo. «Abbiamo avviato una trattativa con il Governo – afferma Risso – In particolare, a breve incontreremo il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ha mostrato attenzione alle nostre rivendicazioni».
«Non ne facciamo una questione di principio ma di buonsenso perché in tabaccheria entrano 13 milioni di italiani al giorno non solo per comprare le sigarette ma, soprattutto, per pagare le bollette, ritirare un pacco o comprare i biglietti dei bus locali», spiega ancora Risso. «Clienti che già ora, con le regole attuali e date le ridotte dimensioni delle tabaccherie italiane, entrano uno alla volta, rispettando pazientemente il proprio turno», annota ancora Risso che si chiede: «Come si può non immaginare il caos che l’obbligo di controllo del Green Pass porterà? Come si può non vedere che piuttosto che fare la fila per acquistare un pacchetto di sigarette legali ci si rivolgerà al mercato clandestino, in mano a chi certamente non è interessato al possesso del Green Pass? Come si può non tenere nella giusta considerazione il rischio cui si dovranno esporre i tabaccai uscendo dal bancone, spesso blindato per motivi di sicurezza?».
«Le tabaccherie sono negozi di vicinato, presidiano il territorio su cui sono storicamente radicate ed i tabaccai tutti hanno assicurato, pur nell’infuriare della pandemia, durante il lockdown, servizi essenziali per tutti i cittadini. Un impegno, il nostro, che ora viene disconosciuto. Ma non ci stiamo, il nostro lavoro, il nostro senso di responsabilità devono essere tenuti in considerazione. Lo ribadiremo con assoluta determinazione al Sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che, ci auguriamo, comprenderà le nostre ragioni. Se così non fosse, se il Governo non ascoltasse la nostra voce, lo sciopero sarà inevitabile. Le tabaccherie – conclude Risso – abbasseranno le saracinesche».