Lo Stato di emergenza finisce, lo smart working resta. La possibilità di ricorrere al lavoro agile nel settore privato senza l’accordo individuale tra datore e lavoratore, e quindi ancora con un regime semplificato, è stata infatti prorogata al 30 giugno 2022 dal nuovo decreto Covid. E alla data del 30 giugno viene prorogatolo smart working per i lavoratori fragili.
Il ritorno alla normalità slitta dal primo aprile al primo luglio: uno spostamento arrivato in maniera del tutto imprevista. Questo colpo di scena non è necessariamente un vantaggio per imprese e lavoratori, che stavano utilizzando la scadenza del 31 marzo come leva per mettere in moto la fase, non semplice, di superamento della gestione emergenziale verso quella ordinaria.
Intanto la commissione Lavoro della Camera ha trovato l’accordo su un disegno di legge sullo smart working che condensa una decina di proposte di legge arrivate in pratica da tutti i partiti, compreso Fratelli d’Italia. Perché questo testo diventi legge e vada a sostituire la normativa vigente (legge 81 del 2017) è necessario che venga approvato dal Parlamento entro la fine della legislatura: c’è quindi meno di un anno di tempo per una legge che cambia il mondo del lavoro.
In base al nuovo testo si definisce smart working se si lavora fuori dall’ufficio per almeno il 30% del tempo. Sotto questa soglia non c’è necessità di accordo nazionale, ma possono rimanere accordi individuali. Secondo le regole attualmente in vigore basta un accordo individuale tra lavoratore e azienda per lavorare in smart working. Nel nuovo testo resta l’obbligo dell’accordo individuale, ma con norme generali che devono essere regolate da contrattazione nazionale o almeno da un accordo territoriale. Questi accordi devono riguardare alcune categorie come fragili, genitori e anche chi fa da caregiver e anche alcuni diritti come quello alla disconnessione, che, se non rispettato, può arrivare a essere considerato reato penale.
Ci sono agevolazioni per le aziende che scelgono lo smart working secondo contrattazione collettive. C’è la riduzione dell’1% dei premi assicurativi Inail. Chi sceglie il lavoro agile deve avere trattamento equiparato a chi è in ufficio, dal punto di vista «economico e normativo, del diritto alla salute e alla sicurezza sul lavoro, nonché dello sviluppo delle opportunità di carriera e crescita retributiva, del diritto alla formazione a all’apprendimento permanente e alla periodica certificazione delle relative competenze».