Il confine tra populismo e responsabilità politica è labile. Il populismo è l’abitudine di proporre soluzioni semplici a temi complessi rifugiandosi dietro ad azioni simboliche. Con il decreto energia il governo ha ridotto di 25 centesimi il prezzo della benzina e del gasolio ai distributori, tassando i super-profitti delle aziende del comparto energia. Le risorse per avviare le misure del decreto in «gran parte non sono finanziate dal bilancio pubblico – ha detto Draghi – ma dalle aziende del comparto energetico: tassiamo una parte degli straordinari profitti che i produttori stanno facendo e redistribuiamo queste risorse a famiglie e imprese». Il tutto senza fare un euro di debito, senza nessuno scostamento di bilancio.
La tassa sugli extraprofitti aiuterà, quindi, a finanziare le misure di sostegno all’economia per 4,4 miliardi totali previsti dal decreto, in primis quella del taglio delle accise sui carburanti con una diminuzione di 25 centesimi al litro del prezzo alla pompa, fino al 30 aprile. Secondo quanto deciso dal decreto la tassa sugli extraprofitti sarà a carico dei «produttori, distributori, venditori e importatori di energia elettrica e gas e dei soggetti che svolgono attività di produzione, distribuzione e commercio di prodotti petroliferi». La base imponibile, come spiega il documento, «è costituita dall’incremento del saldo tra le operazioni attive e le operazioni passive» nel periodo che va dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022 rispetto al saldo del periodo 1° ottobre 2020 – 31 marzo 2021. La tassa sarà pari al 10% se l’incremento è superiore a 5 milioni di euro, mentre sarà considerata «non dovuta» se l’incremento è inferiore al 10%. Le imprese dovranno versare il contributo entro il 30 giugno del 2022. Il rispetto delle nuove regole dovrà essere monitorato attraverso un attento sistema di controlli.
L’articolo 37 servirà come faro anti-speculazione: tra gli aspetti previsti infatti c’è anche l’obbligo per tutte le aziende soggette al contributo di comunicare mensilmente i prezzi di acquisto e di vendita dei loro prodotti all’Antitrust che, in collaborazione con la Guardia di finanza potrà intervenire «al fine di evitare, a tutela del consumatore, indebite ripercussioni sui prezzi al consumo». Un sistema di monitoraggio che resterà in vigore dal 1° aprile al 31 dicembre 2022.
Ma queste misure continuano a destare non poche polemiche. Dalla politica alle aziende, dai consumatori agli industriali il fronte comune sembra essere quello di una richiesta di maggiore impegno. «Le misure prese sono giuste ma non bastano», esorta il leader del Pd, Enrico Letta. «C’è bisogno di un intervento con uno scostamento del deficit o con una spending review», rilancia Forza Italia. Per Assopetroli e Assoenergia, parlando di «un danno enorme per il settore distributivo». Per queste ragioni la minaccia è quella di una mobilitazione collettiva. «Con il taglio delle accise i carburanti già immagazzinati con la vecchia accisa saranno venduti con la riduzione e quindi subiranno una fortissima svalutazione rispetto al prezzo di carico».
E poi ci sono i consumatori, molto duri su un importo considerato insufficiente a colmare il divario con gli aumenti subiti. Le lamentele riguardano anche il fattore tempo: il testo iniziale del decreto prevedeva per lo sconto deciso una durata di 30 giorni, poi il premier Draghi ha rilanciato con l’ipotesi di una decina di giorni in più. Anche perché, andando a guardare la recente evoluzione dei prezzi, il taglio – corrispondente in totale a circa 30 centesimi al litro – riporterebbe benzina e gasolio al costo di meno di un mese fa.
Di fatto l’intervento del governo serve a tornare indietro di poche settimane, quando il rialzo dei costi del carburante era già in corso e i prezzi erano saliti nettamente al di sopra dei livelli del 2021. La riduzione di 25 centesimi si applica alle accise sulla benzina e sul gasolio, che sono attualmente corrispondenti rispettivamente a 0,728 e a 0,617 euro al litro. Alla riduzione delle accise di 25 centesimi va aggiunto il conseguente taglio dell’Iva che si applica sulle accise, per un risparmio totale di circa 30 centesimi al litro. Andando a ridurre il costo al litro di 30,5 centesimi (sommando accise e Iva sulle accise), la benzina dovrebbe costare alla pompa mediamente 1,879 euro al litro e il gasolio 1,849. Facendo una stima ulteriore il Codacons ipotizza un risparmio sul pieno di circa 15 euro. Se andiamo a guardare i prezzi comunicati dal ministero negli scorsi mesi, a febbraio il costo medio della benzina si attestava a 1,848 euro al litro, ovvero meno di quanto si spenderà con il taglio delle accise. Tornando ancora più indietro, a gennaio il costo era di 1,764 euro al litro e a dicembre addirittura soltanto 1,724.