Munizioni, pezzi d’artiglieria, poi anche i fondamentali sistemi anticarro e antiaereo, oltre a droni di nuova generazione. Gli Stati Uniti e gli alleati della Nato camminano su quella sottile linea sottile che permette loro di fornire assistenza difensiva senza diventare combattenti attivi nel conflitto, cercando di fare il possibile per aiutare gli ucraini. Ma quella linea potrebbe essere presto superata: c’è chi spinge per dotare Kiev di equipaggiamenti con i quali non solo rallentare l’invasore, ma anche poter lanciare contro-attacchi.
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La differenza dipende dall’impiego. Certamente chi auspica una maggiore sostanza pensa a carri armati, artiglieria, lanciamissili a lunga gittata, elicotteri d’attacco, persino aerei. C’è tuttavia un problema, la resistenza deve saper usare i mezzi: i Patriot degli Stati Uniti necessiterebbero di personale americano o di mesi di addestramento per poterli usare. Da qui la necessità di pescare in quei Paesi che dispongono di materiale già usato dall’Ucraina: Polonia, Bulgaria, Ungheria e altri Stati potrebbero dare loro contributo. Si è pensato, quindi, di dirottare quei pochi esemplari presenti nelle basi Usa, e che l’esercito ucraino conosce già, avendoli ereditati dopo il collasso dell’Unione Sovietica.
Anche Svezia e la Germania inviano armi all’Ucraina. La Svezia, paese neutrale per eccellenza (lo fu in entrambe le guerre mondiali, come la Svizzera), rompendo una tradizione pluridecennale per cui non inviava mai armi a Paesi in guerra (l’ultima volta che lo aveva fatto aveva inviato aiuti alla Finlandia, nel 1939 proprio a causa dell’aggressione dell’allora Urss ), ha annunciato la decisione di spedire 5.000 armi anticarro all’Ucraina. Una scelta storica e sofferta. Anche la Germania si è messa alle spalle decenni di cautele autorizzando la consegna di 1.000 armi anticarro e 500 missili terra-aria Stinger.
L’Italia anche ha deciso, come mai prima d’ora, di fornire non solo “armi non letali”, ma anche “armi letali” all’esercito ucraino. Si tratta di missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg, munizioni. Il provvedimento sulle armi da guerra italiane fornite all’Ucraina si basa sugli articoli 3 e 4 del Trattato nordatlantico che consente agli Stati «di resistere a un attacco armato agendo insieme ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».