Anche le aziende scelgono la via della «prudenza». Le mascherine restano obbligatorie sul lavoro, sia al chiuso sia all’aperto. Dopo l’ordinanza che l’ha mantenuta in bus, treni, cinema e teatri e la circolare del ministero della della Pubblica amministrazione che l’ha raccomandata negli uffici pubblici, la mascherina resta in gran parte dei luoghi di lavoro almeno fino al 15 giugno, quando ci sarà un aggiornamento. È quanto emerso dalla riunione delle parti sociali con il ministero del Lavoro, Salute e Mise che ha prorogato il «Protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid negli ambienti di lavoro» dell’aprile 2021.
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Il protocollo di sicurezza per il contrasto al Covid nei luoghi di lavoro prevede l’uso obbligatorio delle mascherine «in tutti i casi di condivisione degli ambienti di lavoro, al chiuso o all’aperto» (non necessario nel caso di attività svolte da soli). «L’aggiornamento dei protocolli – spiega il segretario confederale della Cisl, Angelo Colombini – avverrà a metà giugno con i ministeri del Lavoro, della Sanità, dello Sviluppo economico, l’Inail e le parti sociali, perchè alcuni punti sono obsoleti, come la misurazione della temperatura e gli accessi dedicati. Decideremo fino a quando mantenere gli strumenti previsti. I protocolli sono stati in grado di garantire il lavoro e la sicurezza dei lavoratori. Oggi abbiamo confermato l’importanza dell’utilizzo della mascherina dove c’è una presenza promiscua».
Si crea così una differenza con il lavoro pubblico, nel quale la mascherina è solo raccomandata. Una circolare del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, dice che l’utilizzo è raccomandato per il personale che lavora allo sportello; se mancano adeguate barriere; negli open space (anche con solo due persone) salvo che si possano escludere affollamenti; nel corso delle riunioni in presenza; nelle file per accesso a luoghi comuni come la mensa; per chi condivide la stanza con persone fragili; negli ascensori.
Nel governo e nelle organizzazioni datoriali c’è ancora chi proprio non si rassegna e vorrebbe portare avanti la narrativa delle restrizioni in eterno. Ma è sufficiente osservare quello che accade nel resto d’Europa. In Francia l’obbligo di mascherina al chiuso è decaduto a metà marzo e si sta valutando di eliminarlo anche per i trasporti pubblici. In Svezia e Norvegia, da febbraio le mascherine sono state completamente abolite. Anche in Danimarca, le mascherine sono state abolite ovunque dal primo febbraio: primo Paese della Ue a togliere tutte le restrizioni anti-Covid. In Svizzera da inizio aprile le mascherine non sono più previste, nemmeno sui trasporti pubblici. In Germania anche, eccetto treni a lunga percorrenza e aerei. Anche la Croazia ha eliminato quest’obbligo, ovunque, già lo scorso aprile. In Gran Bretagna è da inizio gennaio che non vengono più utilizzate. Le misure restrittive sono ormai un lontano ricordo un po’ dappertutto, tranne che in Italia.