Mentre stanno per cominciare i richiami con i vaccini anti-Omicron, dalle parti dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale c’è una domanda che, negli ultimi tempi, assilla i vertici ma che non trova un’adeguata risposta: e ora che ce ne facciamo delle 28 milioni di dosi di vaccino che abbiamo in magazzino e che stanno per scadere? Dopo aver acquistato un numero spropositato di vaccini, oramai quasi del tutto inefficaci, dal momento che sono tutti tarati sul virus di Wuhan, oggi il sistema sanitario nazionale sta cercando disperatamente di regalarli ai Paesi più poveri, prima che vadano in scadenza e vengano soppiantati da quelli contro Omicron.
Il numero esatto di fiale di vaccino inutilizzato che rischiano di finire nella spazzatura lo ha fornito lo stesso generale Tommaso Petroni, a capo dell’Unità che ha raccolto l’eredità del generale Figliuolo: «Sono 28 milioni le dosi di vaccino anti-Covid che scadono a fine anno – ha detto Petroni durante una conferenza stampa – Abbiamo fatto ogni sforzo per donare il più possibile ma non è stato facile per questioni logistiche e per i problemi di conservazione. In particolare con l’Africa, non tutto è andato, anche da parte di Covax, come si sarebbe voluto. Siamo in continuo contatto con gli organismi preposti per donare ancora più dosi possibili». E ha aggiunto: «Il vaccino originario è ancora raccomandato per chi dovesse iniziare o completare il ciclo primario». Insomma, c’è assoluta necessità di fare spazio nelle strutture messe a disposizione dell’Unità guidata da Petroni: entro settembre, infatti, come ha ricordato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, «sono in arrivo 19 milioni di dosi di vaccino bivalente».
Dopo aver acquistato fino al 2021 183 milioni di dosi, hanno pensato bene di aggiungerne altre 138 milioni, per un totale di circa 331 milioni costosi vaccini. Una quantità tale di sieri da poter “immunizzare” l’intera popolazione vaccinabile per almeno 7 volte. Bisogna, quindi, cercare di “salvare”, in qualche modo, i vaccini sul groppone. Adesso l’Italia deve correre se vuole piazzare le fiale di un vaccino comunque vecchio, preparato per affrontare un virus che oggi non c’è più. E che, soprattutto, sono vicine alla scadenza.
Tutto questo senza che nessuno esperto del Comitato tecnico scientifico avanzasse alcuni dei dubbi sollevati a suo tempo dal premio Nobel Luc Montagier e da Giulio Tarro, i quali hanno più volte segnalato la difficoltà di realizzare vaccini per i virus a Rna, come per l’appunto è il Sars-Cov-2, in quanto la velocità con cui questi ultimi variano rende rapidamente obsoleti i medesimi vaccini. Con conseguente danno erariale. Secondo i dati forniti da Report, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci su Rai 3, e basata da un documento firmato proprio dal generale Petroni, nel solo 2022 l’Italia ha versato a Pfizer 1,4 miliardi di euro e a Moderna oltre 760 milioni di euro. Ora parte di quei soldi rischiano seriamente di finire letteralmente nella spazzatura.