Dopo il via libera dell’Ema ai vaccini di Pfizer e Moderna aggiornati contro la variante Omicron, gli hub vaccinali torneranno pienamente in funzione con l’invio delle prime fiale già a metà settembre. Le dosi potranno essere somministrate dai 12 anni in su. Funzionano in «persone precedentemente vaccinate» e dovrebbero avere effetti collaterali «paragonabili» a quelli dei farmaci originali, che erano «tipicamente lievi e di breve durata». Si ignorano puntualmente studi scientifici che parlano degli effetti avversi e dei rischi troppo alti a fronte dei benefici, soprattutto tra gli under 40.
Le fiale per l’Italia, subito dopo lo scontato ok dell’Aifa, dovrebbero arrivare «attorno alla prima decade di settembre», come ha annunciato il ministro della Salute, Roberto Speranza . Il regolatore Ue, dal canto suo, ha messo le mani avanti: saranno «le autorità nazionali nei vari Stati membri a determinare chi dovrebbe ricevere il vaccino, quale vaccino fare e quando».
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Gli over 60 e le persone fragili saranno i primi bersagli del governo, con una circolare dell’Aifa che a breve indicherà le categorie prioritarie per le somministrazioni. Secondo il Sole 24 Ore, per la nuova campagna vaccinale ci sarà una pioggia di vaccini a disposizione – non solo per Omicron 1 ma anche per 4 e 5 – con la partenza prevista alla vigilia delle elezioni politiche del 25 settembre. Calendario praticamente fissato, dunque, con il ministro della Salute Roberto Speranza che ha sottolineato come non ci sia «tempo da perdere».
Intanto, l’americana Food and drug administration si è portata avanti, autorizzando il vaccino bivalente di entrambe le aziende, che invece dovrebbe schermare dai ceppi Ba.4 e Ba.5 di Omicron. In Europa, il farmaco è ancora sotto esame. L’aspetto che più sorprende è che i trial sull’efficacia dei nuovi bivalenti, che dovrebbero mettere al riparo da Omicron 4 e 5, in realtà sono stati condotti sul primo ceppo della variante sudafricana. «Per ciascuno dei vaccini Covid-19 bivalenti – si legge nel comunicato di Fda – l’approvazione in via d’emergenza si è basata su dati di sicurezza e immunogenicità ottenuti da uno studio clinico del vaccino Covid-19 bivalente che conteneva mRna dal ceppo Ba.1 della variante Omicron» e su «dati non clinici ottenuti usando un vaccino Covid-19 bivalente che conteneva mRna del ceppo originario e mRna in comune» delle versioni Ba.4 e Ba.5.
L’efficacia del preparato di Moderna è stata testata su 600 maggiorenni, che hanno ricevuto o una quarta dose con il vecchio medicinale o un booster con quello adattato. «Dopo 28 giorni, la risposta immunitaria contro Ba.1 dei partecipanti che avevano ricevuto il vaccino bivalente era migliore della risposta immunitaria di coloro che avevano ricevuto il monovalente», non aggiornato. Il siero miracoloso è stato realizzato, sì, includendo pezzi di Rna messaggero di Omicron 4 e 5. Solo che gli anticorpi che stimola di sicuro e che sono stati misurati sono quelli contro Omicron 1.
La stessa trafila l’ha seguita Pfizer: dopo un mese dalla punturina nei volontari, è stata valutata «la risposta immunitaria contro Ba.1 dei partecipanti che avevano ricevuto il vaccino bivalente». Il vaccino di Pfizer è somministrabile dai 12 anni in su, tuttavia, al trial, hanno partecipato 600 persone con più di 55 anni. «I dati sulla sicurezza», raccolti sul medicinale anti Ba.1 e su quello contro il virus di Wuhan, «sono rilevanti per il vaccino Covid-19 bivalente, perché questi vaccini sono prodotti utilizzando lo stesso processo». È il criterio che di solito si adopera per gli antinfluenzali, modificati annualmente senza che siano richiesti ulteriori dati sulla sicurezza. Ma come hanno fatto notare alcuni scienziati, i farmaci a mRna sfruttano una tecnologia che per la prima volta, in questa pandemia, è stata resa oggetto di una somministrazione di massa. La prudenza non guasterebbe.