«Più di 650.000 decessi sono stati registrati nel Regno Unito nel 2022, il 9% in più rispetto al 2019», la BBC lancia l’allarme sull’eccesso di mortalità. Nel Regno Unito si sta registrando un numero di morti in eccesso non più solo attribuibile, come è avvenuto in altri momenti della pandemia, a Covid-19. Le analisi preliminari di questo fenomeno concordano: è in atto crisi del sistema di emergenza e urgenza inglese. In Italia probabilmente si sta vivendo una situazione assai simile, ma in assenza di dati epidemiologici rapidi che permettono di sorvegliare e documentare il fenomeno.
Il 5 gennaio 2023, David Spiegelhalter, noto biostatistico inglese, ha commentato con un preoccupato tweet i dati dell’Office for National Statistics (ONS-UK) della penultima settimana del 2022, che riportano un numero di 2.493 decessi in eccesso in Inghilterra e Galles , di cui 429 con Covid-19, mentre 829 sono quelli attribuiti all’influenza e gli altri sono decessi non Covid-19. Già alcuni report settimanali, ripresi lo stesso giorno in una news del British Medical Journal, avevano suggerito che stava avvenendo qualcosa di nuovo, un numero di morti in eccesso non più solo attribuibile, come è avvenuto in altri momenti della pandemia, a Covid-19.
Il rapporto ONS-UK conferma tra l’altro un aumento dell’eccesso di decessi, in larga parte non Covid-19, a domicilio nell’ultimo periodo del 2022 (+37,5%), un incremento questo che sin dall’inizio ha accompagnato questa pandemia. Il giornalista economico, oggi esperto di epidemiologia, del Financial Times John Burn-Murdoch ha rilanciato il 12 gennaio un thread Twitter con un’approfondita analisi di Jean-Fish che, aggiustando per età e con un più elaborato uso dei valori riferimento (utilizza gli andamenti di diversi anni invece dell’usale quinquennio 2016-2019/2021) affina la quantificazione dell’analisi di ONS-UK. L’eccesso di mortalità totale non Covid-19 si concentra nelle classi di età adulte, mentre è meno evidente nelle fasce di età più alte, quelle che ci siamo abituati a vedere più colpite quando nell’ondata epidemica si registra un eccesso di mortalità. Vi è stata usualmente, nelle fasi alte dell’epidemia, una quasi perfetta sovrapposizione tra il numero in eccesso di morti totali e i decessi con Covid-19, cioè i decessi che hanno menzione di Covid-19 tra le cause di morte (involving Covid-19). Oggi non è più così, e i decessi Covid-19 (e quelli per influenza) sono una parte limitata dell’eccesso di mortalità totale.
Il 13 gennaio 2023 il cerchio informativo si è chiuso con un dettagliato rapporto del Covid-19 Actuaries Response Group: un’analisi della crisi operativa del sistema A&E basata sul sistema informativo nazionale aggiornato a fine anno. L’aumentato rischio di morte che si manifesta nell’eccesso di decessi non-Covid-19 è compatibile con la stima di mortalità in eccesso che viene attribuita ai ritardi di risposta del sistema di emergenza-urgenza. Questa interpretazione trova, narrativamente, una conferma nella lettera che un medico di medicina generale di Edimburgo scrive all’Economist esprimendo la sua sofferenza per la necessità di essere lui a dover contenere i ricoveri ospedalieri a causa del blocco di fronte a cui si possono venire a trovare i suoi pazienti, di fatto respinti dalla struttura assistenziale.
«Stiamo ancora assistendo a più decessi complessivi di quanto ci si aspetterebbe in base alla storia recente. La differenza nel 2022 – rispetto al 2020 e al 2021 – è che i decessi per Covid sono stati uno dei tanti fattori, piuttosto che la principale spiegazione di questo eccesso. Più decessi del previsto sono stati registrati costantemente durante la seconda metà dell’anno, con Covid che rappresenta solo una parte di tale eccesso», spiega la BBC. Complessivamente, 7.000 persone in più sono morte rispetto alla media storica del periodo che è compreso tra il 17 dicembre e il 6 gennaio. Tra questi, 3.500 morti in eccesso si sono verificati nella prima settimana del nuovo anno. Le statistiche preoccupano gli esperti, anche perché seguono un’escalation di aumento di mortalità che si era già vista nei mesi precedenti durante il 2022. In modo particolare, tra settembre e dicembre nell’ultimo quadrimestre dello scorso anno, nel Paese ci sono stati ben 25 mila morti in più rispetto alla media storica dei dati.
L’impressione è che in Italia, e sembra anche in altri paesi europei, si stia vivendo una situazione assai simile, ma in assenza di dati epidemiologici rapidi che permettono di sorvegliare e documentare il fenomeno. In questa situazione la crisi del sistema sanitario nazionale è sentita come incombente da molti operatori e trova soprattutto giustificazione nei limiti operativi e nelle diseguaglianze che già rendevano debole il sistema prima della pandemia e che la situazione pandemica ha fatto deflagrare. Lo scenario è offuscato dalle difficili prospettive della situazione economica, occupazionale che sarà evidente nei prossimi anni e che non fanno ritenere che ci sarà facilmente un investimento in sanità pubblica. La mancanza di dati e di una loro interpretazione che aiuti nel comprendere come effettivamente stanno le cose può portare a ipotesi e interventi non mirati, a scarsa consapevolezza dei bisogni, che non sono solo di risorse economiche o professionali.