Cos’è la febbre emorragica di Marburg e perché dovrebbe farci paura? Una domanda che tantissime persone in tutto il mondo si stanno ponendo in queste ore, dopo che l’Oms (Organizzazione Mondiale per la Sanità) ha annunciato di voler indire una riunione d’emergenza a seguito della morte di 9 persone in Guinea Equatoriale. Con i giornali di tutto il mondo tornati subito a scandire parole che speravamo tutti di aver lasciato per sempre alle nostre spalle: pandemia, lockdown, chiusure. Un mantra, come in una emergenza permanente.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è arrivata persino a constatare che siamo entrati “nell’era delle pandemie”, senza specificare però su quali basi sia giunta a tale conclusione. La Guinea Equatoriale ha confermato, il 13 febbraio, il primo focolaio del virus di Marburg che appartiene alla stessa famiglia dell’ebola. I test preliminari effettuati, in seguito al decesso di almeno nove persone, sono risultati positivi alla malattia.
Secondo quanto riportato dal sito dell’Organizzazione mondiale della sanità, la malattia causa febbre emorragica e ha un tasso di mortalità fino all’88%. I sintomi comprendono, in particolare, forte mal di testa e grave malessere. Il microrganismo viene trasmesso dai pipistrelli. La diffusione avviene tra gli esseri umani attraverso il contatto diretto con superfici, materiali infetti e fluidi corporei di persone. Non esistono vaccini per effettuare un’ adeguata prevenzione, né trattamenti antivirali finalizzati a ridonare la salute. Le cure di supporto, come la reidratazione con liquidi per via orale o endovenosa, migliorano comunque la sopravvivenza. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha già convocato una riunione di emergenza per discutere in merito alle misure da adottare
E riemerge la narrazione terroristica. Le notizie sembrano riportare alla memoria il momento in cui non si sapeva cosa fosse il coronavirus. Ma la narrazione che è stata fatta ha generato quel panico, nell’opinione pubblica, in grado di legittimare la sospensione dei diritti costituzionali, in tutto il mondo, fino all’introduzione per la prima volta del confinamento coatto.
Ciò che sarebbe stato contestato in una fase ordinaria, come sostenuto da Giorgio Agamben, è stato accettato in nome dell’emergenza. La permanenza all’infinito della situazione, giudicata come straordinaria, non consente volutamente il pieno ritorno alla normalità. È funzionale alle classi dominanti per favorire lo sviluppo delle multinazionali, a discapito delle attività economiche di piccole dimensioni. Rafforza il lavoro a distanza, generando divisioni profonde tra le persone ed evitando lo sviluppo di una coscienza critica della classe lavoratrice. Introduce degli elementi di dogmatismo nella scienza che, per sua natura, si basa sull’elemento della confutazione.