Insegnanti, poliziotti, sanitari. Sono stati tantissimi a dire no alla vaccinazione perdendo così il posto di lavoro, lo stipendio, i diritti. Quella stagione sta lentamente volgendo al termine, e ora anche la decisione della Corte costituzionale che valutò l’imposizione dell’obbligo vaccinale ai medici «non irragionevole, né sproporzionata», viene rivista. Con una recente ordinanza, il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Firenze, Susanna Zanda, ha smontato punto per punto le argomentazioni delle tre sentenze della Corte Costituzionale che legittimano l’obbligo vaccinale anti-Covid.
Con l’ordinanza depositata lo scorso 27 marzo ha condannato l’ordine degli psicologi della Toscana al pagamento delle spese processuali (quasi 5mila euro) in un contenzioso con un professionista che non si era sottoposto alla terza dose ed era stato sospeso nonostante fosse guarito dal Covid. Si tratta, peraltro, di un paziente oncologico: dopo il primo ciclo vaccinale infatti ha avuto una reazione avversa (l’ingrossamento di un linfonodo) e una diagnosi di tumore alla prostata.
Nell’ordinanza, la giudice di Firenze ricorda che, stando ai documenti ufficiali delle case farmaceutiche e delle autorità del farmaco, i cosiddetti vaccini non hanno alcuna efficacia nell’impedire la diffusione del virus Sars-cov2. «I preparati anti-covid – scrive Zanda – autorizzati per prevenzione della sola malattia Covid-19, e che poi si è visto essere inefficaci anche per prevenire la malattia, non potevano essere imposti ai cittadini né per poter lavorare, né per esercitare qualsivoglia altro diritto». Nel dispositivo viene menzionato il principio dell’Habeas Corpus, cioè dell’inviolabilità del corpo, in relazione al diritto di rifiutare le cure che rientra nel potere di autodeterminazione in campo medico sancito dall’articolo 3 della Carta di Nizza.
Le 10 pagine di ordinanza tracciano una panoramica sia scientifica che giuridica sulle conseguenze dell’obbligo vaccinale: dal meccanismo tossico di azione della proteina Spike, definita una “sostanza non umana” introdotta nel corpo attraverso i sieri, alla farmacovigilanza passiva che finisce per sottostimare pesantemente gli eventi avversi, passando per i dati ufficiali sull’eccesso di mortalità, la giudice scrive infatti che «questi preparati hanno ripetutamente spezzato molte vite anche giovani e sane».
Non mancano diversi riferimenti alle tre sentenze della Consulta che ha legittimato l’obbligo vaccinale Covid. «La Corte Costituzionale – scrive Zanda – parte da premesse in fatto che non appaiono condivisibili, affermando che i preparati sono efficaci per la prevenzione dei contagi da Sars-COv2 e sono anche sicuri e non sperimentali». Seguono, a supporto di queste argomentazioni, le citazioni dai documenti ufficiali sull’autorizzazione con procedura subordinata a condizioni, le informative sulla mancata sperimentazione del farmaco su soggetti immuno-compromessi, donne incinta o in allattamento e le incognite su genotossicità, cancerogenicità e durata della protezione.
Ma Zanda non è nuova a questo tipo di pronunce. Tanto che ha dovuto subire persino gli insulti dell’ex ministro Speranza. Era il 2022: la giudice Zanda emise un’altra sentenza per reintegrare una psicologa non vaccinata sospesa dall’Ordine. L’ex ministro Roberto Speranza non prese bene questa ribellione alla sua dittatura sanitaria e così definì quella sentenza «irricevibile» e che Zanda doveva «vergognarsi». Non solo ha dovuto subire gli attacchi di un ministro, ma anche un procedimento disciplinare da parte del Csm. Procedimento che si è concluso qualche giorno fa con un’archiviazione. Faceva tutto parte della strategia del governo delle autorità per intimorire e scoraggiare chiunque ad andare contro il sistema. Erano pochi allora. Un po’ meno oggi.