Giuseppe Conte e Roberto Speranza saranno ascoltati dal Tribunale dei ministri di Brescia il prossimo 10 maggio. Come riportato dall’Ansa, si tratta di un passaggio dell’inchiesta che vede entrambi indagati per la gestione della prima fase della pandemia di Covid, con particolare riferimento alle decisioni prese nel 2020 e che hanno interessato la Lombardia. La procura di Bergamo, che ha condotto l’inchiesta per la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Membro, ha già trasmesso gli atti al Tribunale dei Ministri.
A quattro anni dallo scoppio della pandemia di Covid-19, i procuratori proveranno a tirare le somme dell’inchiesta per epidemia colposa. L’elenco degli indagati dalla Procura bergamasca coinvolge diciannove persone. Oltre a Conte, Speranza e Agostino Miozzo – anche sull’ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico deve pronunciarsi il Tribunale dei ministri – l’inchiesta chiama in causa tra gli altri il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera, il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. La tesi della Procura di Bergamo si basa sulla relazione tecnica del microbiologo Andrea Crisanti la conclusione è perentoria: si sarebbero evitati quattro mila morti se fosse stata istituita per tempo, nel bergamasco, una zona rossa.
Giuseppe Conte sarebbe colpevole di non aver provveduto e Roberto Speranza si difende che egli in realtà aveva firmato il provvedimento. Mette sotto il tappeto, quest’ultimo, la circostanza che avrebbe potuto dimettersi visto che il suo presidente non dava seguito al provvedimento. Quindi nessuna scusa per Speranza. Da parte sua Conte lamenta, dopo essere stato accusato per i troppi lockdown, di non averne ordinati abbastanza.
La questione andrebbe affrontata sul piano politico e non su quello giudiziario. Dopo anni di inconfutabili riscontri numerici, sappiamo con certezza che il virus rappresentava sin dall’inizio un grave rischio di salute solo per una ristretta fascia della popolazione: le persone fragili, gli anziani e i portatori di importanti patologie pregresse. Persone fragili che andavano tutelate in ogni modo, ma senza paralizzare il Paese, provocando danni economici e sanitari che non sono stati ancora valutati nella loro dimensione.
Bisognerebbe chiarire le “responsabilità politiche”, cioè su tutto ciò che è andato storto in quei tragici mesi. L’Italia in panico, bloccata da lockdown e chiusure, in attesa della messa quotidiana: la diretta Facebook per sapere come e se muoversi da casa, cosa fare e come ripartire. Le vite degli italiani nelle mani di Conte e Speranza. L’accusa, evidentemente, non è di aver chiuso poco, ma di averlo fatto con colpevole ritardo, almeno tre settimane di ritardo, quanto basta per rendere le chiusure inutili.