La breve rivolta armata di Yevgeny Prigozhin e del gruppo mercenario Wagner, durata circa 24 ore e iniziata tra venerdì e sabato notte, è stata la più grande sfida interna al potere di Vladimir Putin in Russia da molti anni. Prima dell’accordo che ha posto fine alla rivolta il gruppo Wagner era riuscito a occupare Rostov sul Don, una città da oltre un milione di abitanti, e a far avanzare i propri convogli militari verso nord in una marcia lunghissima e praticamente indisturbata che aveva portato i combattenti a poche ore da Mosca.
Benché Prigozhin stesso è andato in Bielorussia, in quello che sembrerebbe una specie di esilio, ci sono buone probabilità che le conseguenze della rivolta siano di lunga durata, sia per il regime di Vladimir Putin che per la guerra in corso in Ucraina. Decisivi saranno «i prossimi 3 o 4 mesi», secondo Lucio Caracciolo, analista geopolitico e direttore di Limes. In collegamento con RaiNews24, Caracciolo ha esaminato le mosse delle ultime 24 ore del comandante della brigata Wagner, qualcosa più di un gruppo di mercenari, ma un vero esercito parallelo e super addestrato, ciò che faceva temere una guerra civile alle porte dell’Europa. Lo stop all’avanzata, quando oramai si era a meno di 200 chilometri da Mosca, deciso «per non spargere sangue russo», è in realtà il frutto della mediazione del presidente bielorusso Lukashenko, strettissimo alleato di Putin. Ma, come sostiene il direttore di Limes, «mettersi nelle mani di Lukashenko non è una garanzia di sicurezza».
«La debolezza della Russia risiede anche nel fatto che il suo esercito assomiglia a un arcipelago più che a un sistema integrato», e dunque non si possono escludere nuovi scenari golpisti, pur se oramai piuttosto remoti, tuttavia emerge e sorprende il fatto che Putin «non sia riuscito ad anticiparlo». Prigozhin non ha calcolato bene i rapporti di forza. «Non è possibile fare un golpe con poche migliaia di persone. Ma il golpe fallito ha messo in evidenza l’inesistenza del sistema russo», secondo Caracciolo.
Ma ci sarebbe un accordo, almeno stando a quanto in queste ore dichiarato al Tg1 da Marat Gabidullin, ovvero l’ex comandante della brigata Wagner prima di Prigozhin: «Prighozin ha chiamato Putin a fare una scelta. E ora hanno trovato un compromesso che prevede una partecipazione ulteriore della Wagner in questa guerra. Prighozin è un dirigente di grande ambizione che sopravvaluta la propria genialità». E proprio in ragione di tale compromesso, la Wagner potrebbe cercare di conquistare Kiev con un attacco dalla Bielorussia.