Gli Stati dell’Unione Europea devono produrre sempre più armi. I finanziamenti per realizzare l’obiettivo non sarebbero un problema, perché si possono utilizzare quelli del Pnrr. L’Ue è ufficialmente in economia di guerra. L’ultimo provvedimento presentato dalla Commissione ha l’obiettivo di accelerare la produzione di armi, munizioni, in particolare, per rifornire l’Ucraina. La proposta di legge è stata battezzata con l’acronimo Asap per indicare “Act in Support of Ammunition Production” ma anche per l’uso comune del termine che significa “il prima possibile”. Perché il tempo è un fattore fondamentale: l’obiettivo della legge è arrivare a una capacità produttiva di un milione di munizioni l’anno, nel giro di un anno.
La Commissione europea mette sul tavolo 500 milioni di euro (260 dal Fondo europeo per la Difesa e 240 dal futuro strumento per gli appalti comuni Edirpa, che dev’essere ancora approvato). Ma i 500 milioni di euro dovrebbero portare a un co-finanziamento da parte degli Stati di altri 500 milioni per un totale di un miliardo. E questo miliardo si sommerà al miliardo di euro che verrà stanziato dal Fondo europeo per la Pace per gli acquisti comuni di munizioni da destinare all’Ucraina che ha ottenuto il via libera dagli ambasciatori Ue. «Vogliamo – ha dichiarato il commissario al Mercato Interno Thierry Breton – sostenere direttamente, con i fondi dell’Ue, il potenziamento della nostra industria della difesa per l’Ucraina e per la nostra stessa sicurezza».
Quello menzionato da Breton è il Recovery and Resilience Facility. La Commissione Europea lo definisce come «un sostegno finanziario mirato a riforme e investimenti per attenuare l’impatto della pandemia da coronavirus e per rendere le economie dell’Ue più sostenibili e pronte per la transizione verde e digitale» Il Rrf è lo strumento più corposo del NextGeneration EU: dei 750 miliardi di euro totali 672,5 provengono infatti proprio da questo fondo. 191 miliardi di euro sono destinati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dell’Italia.
In tutto questo non si capisce cosa c’entri la produzione di munizioni e armi in un piano nato in epoca Covid-19 e che dovrebbe finanziare in particolare la transizione ecologica e digitale. Ma secondo Breton le risorse del Rrf possono essere sfruttate per il settore della difesa. «Risorse che serviranno a fornire sovvenzioni per aiutare l’industria europea della difesa ad aumentare la produzione.– ha spiegato il francese – L’Europa oggi non ha le dimensioni per soddisfare le esigenze di sicurezza dell’Ucraina e dei nostri Stati membri, ma ha certamente il potenziale per farlo. Sono fiducioso che entro dodici mesi saremo in grado di aumentare la nostra capacità produttiva a un milione di munizioni all’anno per l’Ucraina». Ma la frase che certamente ha fatto più discutere è stata: «I Paesi che lo vorranno potranno utilizzare i fondi del Pnrr per aumentare la produzione delle munizioni».
Il Pnrr era stato annunciato come strumento per migliorare il Paese e la vita dei cittadini dopo gli anni della pandemia. Molti progetti, però, non sembrano muoversi in questa direzione e il possibile utilizzo di questi finanziamenti per produrre munizioni appare come un ulteriore segnale di un’Europa in economia di guerra, soddisfacendo principalmente l’industria delle armi e la Nato che ha più volte ribadito il suo invito ad aumentare la spesa militare al 2% del Pil.