Neanche il tempo di avere notizia dell’approvazione definitiva del decreto Asset alla Camera, che contiene la riforma sui taxi, ed ecco che arriva il primo sciopero. A proclamarlo sono i tassisti dell’Usb che martedì 10 ottobre fermeranno le loro auto bianche per 24 ore in tutta Italia. «La causa scatenante – spiegano in una nota – è il decreto Asset: i primi due commi sono quasi ridicoli, il governo non solo non si occupa di definirli, ma addirittura introduce delle procedure che ne annulleranno in parte gli effetti. Un altro elemento negativo è la possibilità di rilasciare fino al 20% di nuove licenze taxi abrogando ogni norma che prevede una programmazione territoriale».
La norma contenuta nel dl Asset prevede prima di tutto l’aumento fino al 20% delle licenze dei taxi nelle città metropolitane, sedi di aeroporto e nei capoluoghi di regione (ampliata a 60 Comuni). Oltre all’aumento delle licenze sono introdotte nuove regole sulla doppia guida e sulle licenze temporanee. Con la prima opzione due autisti possono guidare lo stesso taxi su diversi turni. Per farlo basta dare comunicazione al Comune. Non solo: si può cedere anche, a titolo oneroso, ad un terzo conducente che deve avere il certificato di abilitazione professionale e l’iscrizione al ruolo di conducente di veicolo adibito ad autoservizio pubblico non di linea. Le licenze temporanee saranno previste solo per determinati momenti di particolare afflusso nelle città, per esempio a Roma sotto il Giubileo del 2025. Si possono rilasciare licenze di massimo due anni solo a tassisti o autisti Ncc che già ne hanno una.
I tassisti sono contrari ad un aumento così elevato di licenze che secondo loro «non risolve i problemi, anzi ne crea altri», come spiega, ad esempio all’Adnkronos Loreno Bittarelli, presidente della Cooperativa Radiotaxi 3570, la più grande di Roma. Sarebbe meglio, dice, «andare per gradi: è da incoscienti ipotizzare 1.500 autorizzazioni tutte insieme, quando cala il lavoro si intoppa tutto e ci ritroviamo le macchine sul groppone, senza piazzole di sosta, adeguate infrastrutture per la sosta né le corsie preferenziali». Nicola Di Giacobbe di Unica Filt Cgil teme invece che tutto porti a «lavoratori sfruttati al servizio delle multinazionali» ma è contrario allo sciopero. «Chiederemo al ministro delle note chiare ed esplicative sul dl», precisa al Corriere della Sera.
C’è poi il fronte dei sindaci. Roberto Gualtieri, primo cittadino di Roma, è tra i più critici, in particolare su quella parte della norma che prevede l’aumento delle licenze a carico dei Comuni: «Applicando il decreto, perderemmo tutti i soldi che vanno ai Comuni per la gestione amministrativa, il decreto così fatto è inutilizzabile, ci hanno fatto perdere due mesi». Ma ora che il decreto è stato approvato, spiega, «basterebbe un decreto di una riga che ripristina il 20% delle risorse ai Comuni dalle licenze, e io gli farò l’applauso, faremo le nuove licenze un po’ prima. Questi sono i fatti: io devo scegliere tra avere la procedura ordinaria o perdere risorse preziose, altrimenti faremo la proceduta accelerata e toglieremo soldi ai romani». Intanto, domani, fa sapere, ha convocato le parti e la procedura per aumentare le licenze nella Capitale partirà: «Lo potevamo fare 3 mesi fa, pazienza, la storia di Roma è millenaria».
A loro risponde il ministro del Made in Italy e delle Imprese Adolfo Urso che, in una lettera inviata ai 60 sindaci sedi di città sedi di aeroporti, spiega: «Ho scritto loro affinché si attivino da subito perché i cittadini non possono aspettare». Nella missiva, Urso spiega che «la procedura concorsuale straordinaria particolarmente celere» aiuterà a velocizzare il percorso per l’aumento fino al 20% delle licenze, così come sarà più semplice attuare la seconda guida e rilasciare licenze temporanee per momenti di eccezionale afflusso turistico.