Medici, infermieri e professionisti non medici che lavorano negli ospedali del settore pubblico incrociano le braccia. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, dei medici, e Nursing Up, degli infermieri, per chiedere al governo di inserire maggiori sostegni economici nella legge di bilancio. I sindacati hanno stimato che 1,5 milioni di prestazioni mediche potrebbero essere rimandate, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180mila) e gli esami radiografici (50mila). I servizi essenziali e d’urgenza saranno comunque garantiti.
Manifestazioni in tutta Italia: quella principale è prevista alle 11:30 in piazza Santi Apostoli a Roma. Allo sciopero, sottolinea l’Anaao Assomed, possono comunque aderire tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in servizio con rapporto a tempo determinato o indeterminato presso le aziende ed enti del Ssn, compresi gli Irccs, Izs, Arpa, oppure dipendenti delle strutture di carattere privato e/o religioso che intrattengono un rapporto di convenzione e/o di accreditamento con il Ssn. Possono aderire anche i medici specializzandi assunti con il cosiddetto Decreto Calabria.
Sono almeno 5 le ragioni della protesta: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni. I sindacati sostengono che la legge di bilancio, attualmente discussa in Senato, contenga misure che peggiorerebbero le condizioni del lavoro nel Servizio sanitario nazionale e la qualità dei servizi che questo offre, spingendo molti medici a lasciare la sanità pubblica per quella privata. Fra questi ci sono un taglio dell’importo mensile delle pensioni future fra il 5 e il 25%, e l’indirizzamento di fondi per la riduzione delle liste d’attesa degli ospedali pubblici alle sole cliniche private.
I fondi stanziati per il rinnovo dei contratti pubblici, inoltre, sarebbero secondo i sindacati troppo pochi per adeguare gli stipendi all’inflazione, cosa che aggraverebbe la carenza del personale negli ospedali pubblici. Secondo Guido Quici, presidente di Fimo-Assomed, nel sistema attuale la sanità privata, a differenza di quella pubblica, non si fa carico di reparti considerati fondamentali che richiedono molto personale e risorse, come i pronto soccorso e le terapie intensive neonatali.
I sindacati chiedono anche maggiori sforzi per tutelare i medici dalle cause giudiziarie dovute agli errori commessi nel loro lavoro. L’attuale governo ad aprile aveva creato una commissione apposita, che però non ha ancora trovato una soluzione. I sindacati chiedono una depenalizzazione completa degli errori medici, che però il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha definito «impensabile». Negli anni nei tribunali si sono accumulate moltissime cause giudiziarie contro i medici, un fatto che contribuisce ad alimentare il problema della cosiddetta “medicina difensiva”: cioè la pratica per cui i medici prescrivono un gran numero di esami e visite con lo scopo di prevenire il rischio di essere coinvolti in cause giudiziarie, che però finisce per rendere le cure meno immediate ed efficaci e per allungare i tempi di attesa negli ospedali.
Anche gli infermieri sciopererano: chiedono un aumento delle assunzioni, un aumento della retribuzione e dell’indennità di specificità infermieristica (una quota aggiuntiva pagata agli infermieri oltre alla loro normale retribuzione, variabile in base alle mansioni svolte). Secondo i sindacati in Italia mancherebbero 170mila infermieri. Il sindacato Nursing Up ha criticato anche una misura della legge di bilancio che prevede che gli infermieri non possano più andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di servizio, ma debbano superare i 67 anni d’età.