Si avvicina il momento del rientro in Italia per Chico Forti. Sessantacinquenne, trentino, campione di windsurf, video maker e produttore televisivo, Enrico Chico Forti negli Usa sconta una condanna per l’omicidio di Dale Pike. È in carcere da quasi 24 anni: ha rischiato la sedia elettrica, è stato condannato all’ergastolo senza appello. Ora, dopo l’ok al trasferimento firmato dagli Usa, può tornare in Italia, come annunciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
«Dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stata firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti», ha detto in un video diffuso a Washington la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo della collaborazione con lo Stato della Florida e con il governo degli Stati Uniti che ringrazio. È un giorno di gioia per Chico per la sua famiglia per tutti noi lo avevamo promesso lo abbiamo fatto e ora aspettiamo in Italia Chico Forti».
Chico Forti viene condannato nel 2000 a Miami per omicidio, di cui si è sempre proclamato innocente. Ex campione di vela ed ex-produttore televisivo trentino, ha compiuto 65anni da meno di un mese. Negli anni Novanta grazie alla partecipazione a un programma di Canale 5 condotto da Mike Bongiorno vince una somma di denaro sufficiente a garantirgli una nuova esistenza negli Stati Uniti. Tra produzioni tv e investimenti nell’immobiliare, gli affari sembrano andare a gonfie vele, o perlomeno, fintanto che non subentra la figura di Thomas Knott. Quest’ultimo, truffatore tedesco reinventatosi affarista immobiliare negli Usa, lo trascina in giri non cristallini. Uno su tutti, quello riguardante l’acquisizione del Pykes Hotel di Ibiza, proprietà in declino di Anthony Pike, ma particolarmente in voga in quegli anni per l’organizzazione di feste a base di sesso, droga ed ospiti d’eccezione.
L’idea, dunque, è quella di ottenere le quote dell’immobile per poi far rifiorire la struttura. L’affare sembra ottimo e Forti versa una caparra di 25mila dollari per fermare l’acquisto. Il figlio Anthony Pike; Dale, di decide di raggiungere l’italiano a Miami per vederci più chiaro sull’affare in corso. Il 15 febbraio 1998 quindi, Chico va a prendere Dale all’aeroporto e quella sera, secondo la versione ufficiale, sarà l’ultima persona che lo vedrà in vita. La mattina seguente il corpo di Dale Pyke viene rinvenuto a Sewer Beach con due colpi di pistola calibro 22 in fronte. La polizia di Miami non ha dubbi: Chico Forti si è voluto liberare del figlio dell’albergatore.
Le indagini e il processo presentano significative irregolarità e violazioni delle garanzie dell’imputato e si concludono con la condanna definitiva all’ergastolo. Da qui in poi, per Chico sarà un susseguirsi di fatti a dir poco sconcertanti, stando alla versione denunciata: interrogatori senza registrazioni video e senza la presenza di un avvocato, trascrizioni degli stessi effettuate mesi dopo la loro reale avvenuta, controlli errati dei tabulati telefonici ed un’arma del delitto sparita. Nell’ottobre del 1999 entra in carcere e nel 2000, nonostante si sia sempre dichiarato innocente, viene condannato all’ergastolo. Mentre lui si dice vittima di un errore giudiziario, sul suo caso si accendono i riflettori di diverse trasmissioni televisive. E la sua battaglia per tornare in Italia diventa insieme mediatica, politica e diplomatica. I principali sponsor politici diventano Luigi Di Maio, Matteo Salvini e la stessa Meloni.
L’ipotesi di un suo ritorno in Italia, presentato come una certezza dall’allora ministro Di Maio, si affidava a quanto previsto dalla convenzione di Strasburgo del 1983, che consente a una persona condannata in uno Stato diverso da quello di appartenenza di scontare la pena nel proprio Paese. La cosa solleva qualche perplessità negli Stati Uniti, dal momento che la pena alla quale è stato condannato Forti è una forma di ergastolo senza benefici, mentre in Italia (tranne che nei casi di ergastolo ostativo) il detenuto potrebbe accedere alla liberazione anticipata, oltre che a permessi premio.
Alla fine del 2020 l’allora ministro degli Esteri Di Maio annuncia che il governatore della Florida Ron DeSantis ha accolto con riserva l’istanza di Chico Forti di avvalersi dei benefici previsti dalla Cedu. Ma lo stesso governatore poi interrompe la procedura per il trasferimento e l’uomo rimane in carcere in Florida. I pubblici ministeri di Miami-Dade si erano opposti al trasferimento chiedendo garanzie che il detenuto scontasse davvero la sua condanna, senza riduzioni.
Adesso i familiari della vittima e il governo australiano si sono detti d’accordo con la decisione di far scontare a Forti il resto della pena in Italia e giovedì Ryan Newman, il consigliere legale di DeSantis, ha inviato una lettera al Dipartimento di Giustizia Usa affermando che la Florida ha accettato il trasferimento perché le autorità federali hanno affermato« che è nell’interesse nazionale in quanto vantaggioso per promuovere il rapporto tra i governi di Italia e Stati Uniti». Così Forti potrà rientrare in Italia.