Tra il 6 e il 9 giugno si terranno in tutti gli Stati membri dell’Unione Europea le elezioni per il Parlamento europeo. In Italia si vota sabato 8 e domenica 9 giugno. Eletto ogni 5 anni dagli elettori di tutta l’Ue, il parlamento ha un ruolo fondamentale nell’approvazione delle norme europee ed esercita il controllo democratico sulle altre istituzioni dell’Unione. Per le elezioni del 2024, il numero di deputati al Parlamento europeo è aumentato a 720 seggi rispetto ai 705 precedenti. Due seggi supplementari sono stati attribuiti a Francia, Spagna e Paesi Bassi e uno a Austria, Danimarca, Belgio, Polonia, Finlandia, Slovacchia, Irlanda, Slovenia e Lettonia.
La storia del Parlamento è molto lunga, e si può ripercorrere a ritroso fino al 1952, data in cui venne istituita l’Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Il nome attuale arriva nel 1962, ma il cambiamento più importante risale al 1979, data delle prime elezioni per il Parlamento europeo. Prima di allora il Parlamento era composto da delegati scelti dai parlamenti nazionali tra i propri membri, con procedure diverse per ogni Stato.
Nel giugno 1979 il Parlamento europeo viene eletto per la prima volta a suffragio universale dai cittadini degli allora 9 Paesi membri: Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo (dal 1957), Danimarca, Irlanda e Regno Unito (aggiuntisi dal 1973). Prima presidente dell’Assemblea è la magistrata francese e sopravvissuta ad Auschwitz Simone Veil. Vi siede tra gli italiani anche Altiero Spinelli, militante antifascista considerato tra i principali padri fondatori dell’Ue. Da allora il Parlamento europeo viene eletto regolarmente dai cittadini dei Paesi membri (arrivati fino ai 27 odierni) ogni cinque anni. Quella che si apre tra poche settimane sarà la decima legislatura.
La città dove si riunisce il Parlamento europeo sin dal 1952 è Strasburgo, nella regione francese dell’Alsazia . Fin dagli anni ’60 però, col crescere dell’attività delle altre due istituzioni principali con cui deve interfacciarsi (Commissione e Consiglio) si è resa evidente la necessità di svolgere il lavoro politico-legislativo a Bruxelles. La Francia però non ha mai voluto rinunciare alla sede di Strasburgo, e così il Trattato di Amsterdam del 1999 ha ufficializzato la doppia sede: in Alsazia si tengono le sessioni plenarie (una volta al mese circa), a Bruxelles hanno sede gli uffici e si svolge la gran parte del lavoro quotidiano dei parlamentari, dei gruppi politici e delle varie commissioni tematiche. Parte degli uffici hanno poi sede in una terza città europea, Lussemburgo dov’erano stati aperti originariamente quelli degli enti facenti parte della Ceca.
Il Parlamento europeo si compone di un numero di deputati che non può superare, a norma di Trattati, i 750. Il numero di europarlamentari eletti in ogni Paese varia in proporzione al peso demografico: si va dai 96 rappresentanti della Germania, Paese più popoloso, ai 6 dei piccoli Malta, Cipro e Lussemburgo. L’Italia, coerentemente col suo peso demografico, elegge 76 parlamentari europei. In Italia, alle Europee vige un sistema proporzionale, che dà a ogni formazione politica una rappresentanza commisurata al numero di voti ricevuto, con una soglia di sbarramento fissata al 4%. Nella sua prima sessione plenaria dopo il voto, il Parlamento europeo elegge tra i suoi membri un o una presidente. Nella seconda metà dell’ultima legislatura, la presidente è stata la 45enne Roberta Metsola, succeduta all’italiano David Sassoli.
I candidati al Parlamento europeo si presentano al voto nei singoli Paesi in liste politiche nazionali. Una volta eletti, però, gli eurodeputati si riuniscono in gruppi politici trasversali alle nazionalità. I gruppi politici presenti nell’ultimo Parlamento europeo erano sette. Il Partito popolare europeo (Ppe) riunisce i partiti di orientamento conservatore moderato: vi siedono per l’Italia i rappresentanti di Forza Italia. Nell’Alleanza progressista di socialisti e democratici (S&D), principale gruppo di centrosinistra, siedono gli eletti del Pd. Renew Europe è il gruppo che riunisce gli eurodeputati liberali/riformisti ispirato da Emmanuel Macron: vi siedono gli eletti italiani di Azione e Italia Viva. anche il gruppo dei Verdi/Alleanza libera europea. A destra del Ppe ci sono altre due famiglie politiche europee: Identità e democrazia (ID) è il gruppo di cui fanno parte partiti euroscettici e antimigranti come il Rassemblement national di Marine Le Pen e la la Lega di Matteo Salvini (i tedeschi di Afd sono stati espulsi poco prima delle Europee); Conservatori e riformisti europei (Ecr) riunisce partiti di destra sovranista come i Fratelli d’Italia della premier Giorgia Meloni (che presiede quella famiglia). A sinistra di S&D c’è infine il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea (Gue), dove non sedevano nell’ultima legislatura europarlamentari italiani. Quelli eletti nel Movimento 5 stelle infine figuravano nell’ultimo quinquennio fuori da tutte queste famiglie, tra i non iscritti. È probabile che le forze politiche che entreranno nel nuovo Parlamento europeo si organizzeranno negli stessi gruppi politici, ma non sono esclusi cambiamenti di conformazione o fusioni, specialmente nel campo sovranista.
I poteri del Parlamento europeo sono andati via via ampliandosi nel tempo, crescendo in particolare da quando, nel 1992, l’Unione europea ha sostituito la “vecchia” Cee, dando al progetto europeo una più marcata dimensione politica. Il punto d’arrivo attuale è quello definito dal Trattato di Lisbona, che regola il funzionamento dell’Ue dal 2009. Da istituzione con poteri essenzialmente consultivi, il Parlamento è stato così via via associato in maniera sempre più incisiva e vincolante nel processo di adozione dei provvedimenti legislativi Ue in un’ampia gamma di materie.
Il Parlamento europeo non ha, però, potere d’iniziativa legislativa. Questo è prerogativa della Commissione, che agisce di regola su impulso del Consiglio, l’organo che rappresenta i governi degli Stati membri. Al Parlamento spetta dunque in primis il compito di esaminare i progetti legislativi messi a punto dalla Commissione: discuterli, eventualmente emendarli, infine approvarli o respingerli. Ogni atto legislativo, per entrare in vigore, deve essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio.
In alcune materie, il Parlamento europeo ha invece solo un ruolo consultivo. Tra queste, ad esempio, la fiscalità o la politica estera e di difesa, materia che resta gestita essenzialmente dai governi (che decidono in quest’ambito, a differenza di quasi tutti gli altri, all’unanimità). Su questi temi comunque il Parlamento europeo ha la possibilità di far sentire la propria voce (e lo fa spesso e volentieri) tramite altri strumenti. Adottando delle risoluzioni, atti che non ha forza di legge, ma significato politico
Il Parlamento europeo ha compiti di controllo sull’operato della altre principali istituzioni Ue, in primis della Commissione. L’organo esecutivo dell’Ue è legato all’Assemblea da un rapporto di fiducia. Dal 2009 in poi infatti il presidente della Commissione designato dopo il voto dai capi di Stato e di governo deve essere eletto dal Parlamento europeo, e dunque assicurarsi una sua maggioranza politica. Anche tutti gli altri Commissari devono passare l’esame del Parlamento prima di poter prendere servizio. Durante il mandato, il Parlamento può anche votare una mozione di censura della Commissione (è necessaria una maggioranza rafforzata dei due terzi), che obbliga l’organo a dimettersi. Alla Commissione, poi, ciascun parlamentare può presentare interrogazioni scritte o orali, cui l’esecutivo è tenuto a rispondere. La Commissione deve anche presentare regolari relazioni al Parlamento: tra queste, la relazione annuale sulle attività dell’Ue e sull’esecuzione del bilancio.