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C’era una volta la primavera. I cambiamenti climatici in corso hanno giù portato ad un allungamento delle stagioni polliniche a causa di temperature sempre più calde. Questo significa che le piante possono produrre polline per periodi più lunghi influenzando la concentrazione di allergeni nell’aria e la distribuzione geografica. Il risultato: un aumento delle malattie allergiche e respiratorie. Negli anni Sessanta le allergie colpivano il 5% della popolazione, nel 2025 arriveranno al 50%. Questo ha già avuto una ricaduta sull’inquadramento di queste patologie, non più considerate da un punto di vista clinico come malattie stagionali ma croniche. Ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Papia, specialista in Allergologia e Immunologia clinica, membro eletto del Direttivo Regionale Sicilia dell’Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri (AAIITO) e specialista ambulatoriale presso ASP Palermo.
Perché le allergie sono in aumento?
L’effetto più intuitivo è legato al riscaldamento globale: l’aumento delle temperature medie e la maggiore durata delle stagioni calde, si traduce, come attesta un numero sempre maggiore di studi, in una dilatazione temporale dei periodi di impollinazione di alcune piante e, contestualmente, in un anticipo dei processi di impollinazione. Se alcuni pollini iniziavano ad emergere ed essere presenti nell’aria nei mesi tradizionalmente primaverili, oggi molti si manifestano già nei mesi invernali per proseguire durante l’estate e arrivare addirittura al periodo autunnale. Ma temperature più calde agevolano anche l’emergenza di altri allergeni inalanti, in passato dagli effetti più trascurabili, come alcune muffe, per esempio l’alternaria. Inoltre, lo stile di vita moderno caratterizzato da alti livelli di igiene e sterilizzazione potrebbe indebolire il sistema immunitario, rendendo il corpo più incline a reagire in modo eccessivo a sostanze normalmente innocue. A questi aspetti, aggiungiamo anche l’inquinamento ambientale che aumenta il potere allergizzante di alcuni pollini, inducendo più facilmente sintomi respiratori.
Quali sono le cause delle allergie?
Alla base delle malattie allergiche c’è innanzitutto la predisposizione genetica che, però, è modulata dall’ambiente in cui si vive. L’ereditarietà gioca un ruolo importante nell’insorgenza delle allergie, ma ci sono crescenti evidenze che suggeriscono che anche i fattori epigenetici, come l’esposizione ambientale, possano influenzare l’espressione genetica e contribuire all’aumento delle allergie. A causa soprattutto dei cambiamenti ambientali e dell’inquinamento atmosferico le allergie stanno sempre più perdendo il loro carattere stagionale per diventare condizioni croniche. L’esposizione continua a una combinazione di allergeni stagionali (come i pollini) e allergeni perenni (come acari e muffe) contribuisce alla persistenza delle reazioni allergiche per tutto l’anno.
In che modo i cambiamenti climatici possono influenzare le allergie?
Le patologie respiratorie ed il clima hanno un duplice legame. Se da un lato l’aumento delle temperature prolunga la stagione di crescita delle piante, estendendo il periodo durante il quale producono e rilasciano polline, dall’altro temperature più elevate e concentrazioni aumentate di CO2 stimolano le piante a produrre più polline. Le precipitazioni rappresentano un altro importante fattore in grado di alterare l’andamento dei picchi pollinici stagionali. Periodi di siccità seguiti da piogge intense possono causare un improvviso aumento dei livelli di polline e della proliferazione di muffe. Inoltre, con il cambiamento delle condizioni climatiche, alcune specie vegetali allergeniche possono spostarsi verso nuove aree geografiche, esponendo nuove popolazioni a pollini a cui non erano precedentemente esposte. Specie vegetali non native, che possono essere altamente allergeniche, potrebbero stabilirsi in nuove regioni, aumentando il rischio di allergie.
Anche l’inquinamento favorisce l’insorgenza delle allergie?
È un dato di fatto che nei luoghi in cui la qualità dell’aria è peggiore i numeri delle allergie sono più elevati. Più alte sono le temperature, maggiore è la quantità di ozono che si sviluppa nell’aria. Parliamo di una molecola non allergizzante, ma che è in grado di irritare l’apparato respiratorio. E, dunque, di accentuare i sintomi respiratori di un’allergia primaverile. A partire dall’asma, rilevabile in quasi il 40% delle persone che ne soffrono: da sola o associata alle altre manifestazioni (starnuti, ostruzione nasale, prurito, rinorrea e congiuntivite). A ciò occorre aggiungere anche l’inquinamento veicolare. I particolati (Pm 2,5, Pm 1 e soprattutto Pm10) possono fungere da «vettore» per i pollini: in pratica le molecole allergeniche si legano alla superficie del particolato che poi le trasporta anche a distanze considerevoli rispetto al luogo dove erano state liberate. L’azione dello smog si combina così con quella degli allergeni peggiorandone le conseguenze e causando congiuntivite, raffreddori frequenti e prolungati nel tempo, ma anche asma e disturbi respiratori.
Cosa fare se si sospetta un’allergia?
Se i sintomi si manifestano per la prima volta e lasciano sospettare un’allergia è bene consultare uno specialista allergologo. L’allergologo è un medico specializzato nell’allergologia, una branca della medicina che si occupa della diagnosi, del trattamento e della gestione delle allergie e delle malattie correlate. Consultare un allergologo permette di ottenere una valutazione completa e approfondita dei sintomi allergici fondamentale per garantire che le reazioni allergiche vengano trattate in modo adeguato per prevenute eventuali complicazioni.
Come trattare un’allergia ai pollini o agli acari della polvere?
Di grande aiuto sono sicuramente alcuni farmaci, come antistaminici e spray nasali cortisonici, che, soprattutto in combinazione, permettono un ottimo controllo dei sintomi di rinite. In caso di asma, si fa ricorso a inalatori che possono essere usati al bisogno o continuativamente, a seconda del grado di malattia. La terapia farmacologica è però una terapia sintomatica, che tratta i sintomi della malattia allergica ma non comporta una remissione dei sintomi; a tal proposito, di grande importanza è l’Immunoterapia specifica, un trattamento che induce una desensibilizzazione nei confronti dell’allergene verso cui si è sensibili, determinando nel tempo una progressiva riduzione e/o scomparsa dei sintomi.