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Non solo sole e mare. L’estate è anche la stagione in cui si mangia più spesso fuori casa e si sperimentano cibi nuovi, o non assunti solitamente. Diventa quindi più facile ingerire alimenti che possono provocare reazioni allergiche. Inoltre, aumenta il consumo di alimenti ricchi di istamina e/o istamino-liberatori, come bevande alcoliche, frutta esotica, oppure crudi di mare (crostacei e molluschi), anch’essi potenzialmente causa di sintomi simili a quelli di un’allergia alimentare.
In vacanza, soprattutto all’estero, è opportuno sapere con esattezza cosa si ordina, onde evitare l’ingestione di ingredienti potenzialmente in grado di causare reazioni. Ne abbiamo parlato con il dottor Fabio Di Claudio, specialista in Allergologia ed Immunologia clinica presso il Centro Medico San Marco di Milano.
Che cos’è l’allergia alimentare?
L’allergia è una condizione in cui il sistema immunitario reagisce in maniera “anomala”, producendo specifici anticorpi, in risposta a sostanze normalmente innocue, che chiamiamo allergeni. Tali anticorpi, denominati Immunoglobuline E, o IgE, interagiscono con alcune cellule del nostro sistema immune, che rilasciano una innumerevole quantità di proteine con effetto infiammatorio. Nelle allergie alimentari, in particolare, anche una piccola quantità di un determinato alimento, percepito erroneamente dall’organismo come nocivo, può scatenare una risposta infiammatoria anche severa. La gravità della reazione allergica può variare notevolmente da persona a persona, e può andare da una lieve irritazione del cavo orale a quella che viene denominata anafilassi, una reazione allergica generalizzata, con evoluzione estremamente rapida e severa, e potenzialmente fatale.
Quali sono gli allergeni alimentari più comuni?
Le allergie alimentari più frequenti sono provocate da latte, uova, frutta a guscio, pesce e crostacei.
Le proteine del latte vaccino sono quelle che solitamente provocano sensibilizzazione allergica nei primi anni di vita, anche attraverso l’assunzione di formule artificiali che sostituiscono il latte materno, a base di latte vaccino. Durante l’età pediatrica, le proteine del latte vaccino e dell’uovo rappresentano di gran lunga le maggiori cause di reazione allergica; fortunatamente, in almeno il 70% dei casi, tali sensibilizzazioni si risolvono spontaneamente con la crescita. Altri allergeni comunemente sensibilizzanti nei primi anni di vita sono il grano, la soia ed i legumi; nell’età adulta sono più frequenti le reazioni allergiche a pesce a spina (merluzzo, trota, sogliola ecc.), crostacei, arachidi e frutta a guscio (nocciola, mandorla, noce, ecc.).
Come si manifesta un’allergia alimentare?
Tipicamente l’allergia alimentare esordisce molto rapidamente, in genere dopo alcuni minuti dall’ingestione dell’alimento sensibilizzante, o già durante il pasto; più raramente i sintomi possono presentarsi più tardivamente, ma di solito non oltre le 2 ore dalla loro assunzione. Tali sintomi possono interessare svariati organi e tessuti, spesso anche contemporaneamente: cute e mucose (prurito/formicolio/rossore delle labbra, gonfiore labiale e palpebrale, gonfiore del volto, gonfiore dell’ugola, orticaria); apparato respiratorio (naso chiuso e gocciolante, starnutazione, sensazione di soffocamento, fiato corto, broncospasmo), e più raramente apparato gastrointestinale (dolori addominali, nausea, vomito, diarrea) e cardiocircolatorio (shock anafilattico).
Come prevenire lo sviluppo di reazioni allergiche alimentari?
È fondamentale conoscere con precisione l’allergene o gli allergeni cui si è sensibili, onde poterli evitare accuratamente. È bene, quindi, leggere con attenzione le etichette degli alimenti e delle bevande prima di acquistarli e di consumarli, in quanto potrebbero rivelare la presenza di potenziali allergeni nascosti. Inoltre, è importante comunicare chiaramente le proprie allergie nei locali pubblici come pub o ristoranti, ma anche ad amici e familiari, affinché possano evitare di utilizzare i suddetti ingredienti nella preparazione dei piatti, e fare attenzione a non contaminare le pietanze con quantità anche piccole degli alimenti a cui si è sensibili.
Come comportarsi in vacanza?
Gestire le allergie alimentari in vacanza richiede una buona dose di pianificazione ed attenzione, in modo da poter viaggiare sicuri e senza stress. Parlare con il proprio allergologo è essenziale per ottenere consigli utili ed eventualmente un piano di gestione personalizzato. Quando si fanno prenotazioni, considerare di affittare un appartamento con cucina può essere una buona idea, permettendo di preparare i propri pasti in sicurezza. Inoltre, è importante informare con buon anticipo gli hotel o i resort delle proprie allergie alimentari, così da assicurarsi che possano soddisfare le proprie esigenze. Durante il viaggio, è consigliabile informare la compagnia aerea o ferroviaria delle proprie allergie al momento della prenotazione ed al check-in. Portare snack e pasti sicuri è una precauzione utile per evitare il cibo servito a bordo, che potrebbe contenere allergeni. Se si viaggia all’estero, poi, sarebbe bene, ove possibile, munirsi di documentazione nella lingua del Paese visitato che illustri accuratamente le proprie allergie alimentari.
Quando si mangia al ristorante, è fondamentale comunicare con chiarezza le proprie allergie al personale del locale, chiedendo come viene preparato il cibo e se c’è il rischio che sia contaminato con gli alimenti a cui si è sensibili. Preparare un kit d’emergenza è un altro passo cruciale. Questo dovrebbe contenere una scorta sufficiente di medicinali per l’intera vacanza ed includere antistaminici, cortisonici e, nei casi di allergie alimentari di particolare gravità, anche l’adrenalina autoiniettabile. È importante inoltre conoscere la posizione dei servizi medici locali, come ospedali e farmacie, dove potersi recare facilmente e velocemente in caso di necessità. Assicurarsi che i compagni di viaggio siano a conoscenza delle proprie allergie e sappiano come gestire una reazione allergica è essenziale per garantire una pronta risposta.
Come si diagnostica l’allergia alimentare?
Non esiste un test di laboratorio che da solo possa identificare o escludere un’allergia alimentare. Si tratta bensì di un percorso diagnostico articolato, che comprende la raccolta dettagliata della storia clinica del paziente (descrizione dei sintomi, familiarità per allergie), test diagnostici (cutanei e di laboratorio) e un’educazione alimentare rigorosa volta ad evitare l’ingestione degli alimenti sensibilizzanti.
Fondamentale, al fine di poter maturare un ben preciso sospetto diagnostico e richiedere gli esami allergologici più indicati, è la raccolta della storia clinica del paziente. È importante conoscere con precisione quali sintomi abbia sviluppato, in quali circostanze (in particolare, quanto tempo dopo l’aver consumato il pasto) e con quale frequenza; soprattutto, risulterà determinante conoscere dettagliatamente quali alimenti e/o bevande il paziente abbia assunto, risalendo, per quanto possibile, ai singoli ingredienti contenuti nelle pietanze.
Quali sono i test per le allergie alimentari?
Solo dopo aver effettuato un’accurata visita allergologica, lo specialista potrà richiedere gli opportuni esami diagnostici. Quello più frequentemente utilizzato è il prick test, che consiste nel far penetrare nella pelle gocce di estratti degli allergeni sospetti, ed osservare l’eventuale reazione locale da essi provocati. Un test cutaneo analogo, che prevede però l’utilizzo di un piccolo campione dell’alimento ritenuto allergizzante, è il prick by prick. Il Rast test, invece, è un esame del sangue che permette di rilevare la concentrazione delle IgE specifiche per i suddetti allergeni alimentari.
In alcuni casi peculiari, può essere utile eliminare dalla dieta gli alimenti sospetti, che dopo un certo periodo di tempo verranno reintrodotti uno alla volta, dando così la possibilità di associare la sintomatologia a specifici allergeni alimentari.
Come trattare le allergie alimentari?
L’obiettivo dell’iter diagnostico nelle allergie alimentari deve essere quello di conoscere dettagliatamente la o le proteine alimentari causa di sensibilizzazione, in modo da capire come evitarne l’ingestione in futuro, e con quali strumenti terapeutici intervenire in caso di reazione. Al termine dell’iter diagnostico, l’allergologo potrà indicare al paziente se e quali alimenti eliminare, e come autogestire la terapia d’emergenza in caso di riacutizzazione. Nel caso di manifestazioni allergiche di lieve entità può essere sufficiente ricorrere ad antistaminici e cortisonici orali; nelle reazioni allergiche più severe può essere necessario far ricorso a broncodilatatori, cortisonici ed antistaminici in vena, o adrenalina. Quando si manifestano per la prima volta già in età pediatrica, le allergie alimentari tendono a risolversi spontaneamente con la crescita; ciò accade molto più raramente se insorgono nell’età adulta.
In alcuni casi, sembra poter essere utile intraprendere un percorso di desensibilizzazione specifico per l’alimento incriminato. Sono allo studio numerosi protocolli di desensibilizzazione, la cui attuazione prevede la somministrazione di piccole quantità di allergene, che vanno aumentate gradualmente, fino ad indurre, idealmente, la tolleranza verso quell’alimento. Tali procedure, in quanto potenzialmente in grado di provocare riacutizzazioni dell’allergia, devono essere effettuate esclusivamente in centri allergologici altamente specializzati.