Ghumbert Catholicus. Pseudonimo di Umberto Martorana. Non un semplice pseudonimo ma un altro nome che bene esprime la prismatica personalità dell’autore del Il figlio del Paradiso: pittore, scrittore, finissimo conoscitore di lingue straniere, in particolare modo dell’inglese e del francese. Una personalità prismatica che risente di molteplici influenze, di commistioni varie: la cultura inglese, francese e naturalmente di quella siciliana. Ghumbert è in un certo senso uno degli ultimi ‘gattopardi’: di origine nobile, appartiene a una famiglia di antichissima nobiltà siciliana, ed è degno erede di una tradizione alta di cultura, di amore per l’arte, e per il bello.
Il figlio del Paradiso, un racconto lungo edito da Contanima, affonda le sue radici in questo retroterra culturale. Si alimenta, quasi a voler costruire una storia letteraria parallela a quella della vita vissuta dall’autore, di sapori, umori, culture fra loro molto diverse, allo stesso tempo fortemente radicate nel mondo siciliano, e in particolare modo in quello della sua amata Taormina. La storia personale dell’autore, le sue origini nobili, la sua famiglia, il suo sapere eclettico trovano nella scrittura il lievito ideale per rigenerarsi e reinventarsi, e in un certo senso per esplorare zone non ancora sondate della sua coscienza. Ne viene fuori una biografia ideale che svela aspetti inediti della sua interiorità:
[…] Si evincerà in questa breve narrazione come la mia personalità sia costruita da cellule che combattono tra loro come il bene e il male, la luce e le tenebre. Affollano nei miei pensieri nozioni filosofiche e teologiche che lottano con altre frivole e la prudente razionalità della vita. La mia mente vaga spensierata tra paesaggi fioriti e assolati e tramonti di lune piene con sentori di gelsomino d’Arabia o tra nuvole grigie cariche di pioggia, fulmini e tuoni a volte fondamentalmente vitali e altri invece oscuri e tenebrosi. La mia anima custodisce la moralità cristiana e si perde nella trasgressione pagana: sono un equilibrato miscuglio di ateismo e religiosità, di fluidi arcaici e di avanzato modernismo […]
Il protagonista alter ego dell’autore sembra che parli di se stesso. In realtà senza volerlo finisce per dirci qualcosa sul nostro presente, cioè sulla realtà che si manifesta a volte in forme e aspetti solo apparentemente in contraddizione fra loro.
Il figlio del Paradiso si regge su accostamenti di toni molto diversi fra loro, disposti fra loro però non in modo ossimorico ma in maniera prismatica. Ciò fa sì che si che l’umorismo conviva con la nostalgia, il cristianesimo con la religiosità pagana, l’antica cultura siciliana con quella europea e moderna. In alcuni passi di questo bel racconto sembra di sentire l’eco dell’humour di Laurence Sterne ma trapiantato in una sensibilità dagli umori forti e intensi, dove l’umorismo è l’altra faccia di una tragicità atavica e ancestrale.
La scrittura di Ghumbert Catholicus non si sviluppa secondo un ordine lineare, ma per germinazione, per accostamenti di blocchi asimmetrici e irregolari, e come abbiamo già anticipato è prismatica. Si nutre di realtà e di immaginazione, di storia ed erudizione, di filosofia ma anche di cultura popolare. Nasce da una straordinaria ibridazione ma anche da una potente e bella capacità immaginativa, che nel Il figlio del Paradiso trova una mirabile e felice sintesi. Per questa ragione tutti dovrebbero leggerlo!