Il Tar del Lazio ha sospeso il divieto di ingresso della nave Ong Open Arms nelle acque territoriali italiane: lo ha annunciato la stessa ong spagnola che da 13 giorni è ferma in mare con 150 migranti a bordo: «Sulla base della decisione dei giudici ci dirigiamo verso il porto sicuro più vicino». Alla nave era stato imposto l’alt all’ingresso in Italia da parte di Salvini sulla base del decreto sicurezza bis. La nave sta già facendo rotta verso Lampedusa, mentre il ministro dell’Interno è impegnato in un doppio braccio di ferro: con il Tar, a cui ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato, e con il premier Conte che gli aveva già chiesto di far sbarcare i minori: «Io ancora nelle prossime ore firmerò il mio no perché complice dei trafficanti umani non lo sarò mai».
«A seguito del ricorso presentato dai nostri legali presso il Tar del Lazio in data 13 agosto 2019, nel quale facevamo presente la violazione delle norme di Diritto Internazionale del Mare in materia di soccorso presenti all’interno del Decreto Sicurezza Bis, lo stesso oggi risponde riconoscendo la suddetta violazione nonché la situazione di eccezionale gravità ed urgenza dovuta alla permanenza protratta in mare dei naufraghi a bordo della nostra nave, e dispone quindi la sospensione del divieto di ingresso in acque territoriali italiane per permettere il soccorso delle persone a bordo», spiega in una nota Open Arms.
Nelle motivazioni, il Tribunale sostiene che almeno una delle operazioni di soccorso effettuate da Open Arms sia stata legittima, e che a bordo «sicuramente sussiste, alla luce della documentazione prodotta (medical report, relazione psicologica, dichiarazione capo missione), la prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza», che rende necessario l’ingresso di Open Arms nelle acque italiane (e quindi implicitamente lo sbarco). Il Tar ha quindi emesso una misura provvisoria che annulla gli effetti del divieto emesso dal governo.
È una decisione senza precedenti. Da settimane diversi esperti di immigrazione avevano ipotizzato che il decreto sicurezza bis, che dà il potere al Viminale di vietare l’ingresso a qualsiasi nave per generici motivi di sicurezza, potesse violare diverse leggi italiane e trattati internazionali in fatto di soccorso in mare e protezione dei richiedenti asilo. La situazione in cui versa Open Arms è piuttosto comune, e sulla base delle motivazioni fornite dal Tarè plausibile immaginare che altre Ong bloccate dal governo potrebbero fare ricorso, con buone speranze di vincerlo. «Siamo molto soddisfatti della risposta del Tar del Lazio, ci sembra importantissimo, non solo per noi, ma per il soccorso in mare e per la sicurezza delle persone che rischiano di morire nel Mediterraneo. Le Convenzioni internazionali ci danno ragione», ha detto a Internazionale la portavoce di Open Arms Veronica Alfonsi.
Immediata la contromossa del Viminale, che fa sapere di contestare la decisione del Tar e che «proporrà ricorso urgente al Consiglio di Stato». Non solo. Salvini si dice «pronto a firmare un nuovo provvedimento di divieto ingresso nelle acque territoriali italiane: la motivazione è che ai fatti citati nel provvedimento sub judice se ne sono aggiunti altri», dicono dal Viminale. «Per giorni, Open Arms si è infatti trattenuta in acque sar libiche e maltesi, ha anticipato altre operazioni di soccorso e ha fatto sistematica raccolta di persone con l’obiettivo politico di portarle in Italia». «Pensate in che paese strano viviamo dove un avvocato del tribunale amministrativo del Lazio vuole dare il permesso a sbarcare in Italia a una nave straniera carica di stranieri», dice Salvini in una diretta Facebook. «Nelle prossime ore firmerò di nuovo il mio no, assicura. C’è un disegno per tornare indietro e trasformare l’Italia nel campo profughi d’Europa. Io non mi arrendo, finché avrò vita. Possono denunciarmi e fare quello che vogliono. Saremo attenti nei prossimi giorni affinché non si crei a Roma un’alleanza contro-natura per riaprire i porti, tra Renzi e Grillo».