«Signore, ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri». In una piazza San Pietro deserta, sotto una pioggia battente, Papa Francesco prega affinché finisca presto la pandemia del coronarivirus.
Ciò che accade a San Pietro non ha precedenti nella storia. È questo il tempo di trovare «nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà», scandisce il Papa. «Nessuno si salva da solo». Parole accompagnate da alcuni gesti altamente significativi e storici. Francesco ha voluto, infatti, che sul sagrato della Basilica Vaticana fossero presenti l’immagine della «Salus Populi Romani», l’icona bizantina della Madonna portata qui da Santa Maria Maggiore, e poi di fronte al Crocifisso di San Marcello, ritenuto miracoloso nella devozione popolare, che nel 1522 attraversò le strade di Roma perché finisse la «Grande Peste».
Prima della benedizione Urbi et Orbi, con la possibilità data a tutti di ricevere l’indulgenza plenaria, che di solito i pontefici scandiscono solo nel giorno dell’elezione, a Natale e a Pasqua Francesco tiene una sua omelia dedicata alle difficoltà del momento presente. «Da settimane sembra che sia scesa la sera – dice il Pontefice – Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città. Si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante e ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa». «Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme».
Il tempo della panedemia ci fa distinguere ciò che è necessario da ciò che, tutto sommato, non aveva importanza: «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Tutti come i discepoli ripetiamo che “siamo perduti”. Anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».
«In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, ritornate a me con tutto il cuore». C’è chi ha saputo già fare questa scelta, fa notare Francesco: «Possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermieri e infermiere, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo. Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità».
«La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti». Poi la benedizione: «Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio». E il suono delle campane di San Pietro si mescola, a quello incessante della pioggia e a quello delle sirene delle ambulanze.