La Francia si tinge di rosso, a Madrid è stato decretato lo stato di allarme, in Repubblica Ceca non si esclude un nuovo lockdown, mentre l’Italia si prepara a nuove restrizioni. Con oltre centomila contagi in un giorno, per la prima volta dall’inizio della pandemia, l’Europa è alla prese con la seconda ondata di Covid-19, che si annuncia aggressiva come quella di primavera. E così molti Paesi valutano nuove chiusure. Non senza tensioni: le nuove linee guida dell’Oms per i governi parlano di «stanchezza da Covid», ossia difficoltà da parte della popolazione ad accettare una seconda possibile ondata di restrizioni.
Ma i numeri parlano chiaro: in 24 ore l’Unione europea e Regno Unito hanno registrato il record di 94.508 nuovi casi. In cima alla classifica ci sono Francia (che ieri ha battuto il record di più di 20 mila casi in un giorno solo, mai registrati dall’inizio della pandemia), Spagna, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi.
La Francia è la grande malata d’Europa del momento che, dopo aver appena superato la quota di 20.000 casi in 24 ore, oggi registra altri quasi 27.000 contagi. Così il governo Macron ha deciso di estendere lo stato di «allerta scarlatta» — in vigore già Marsiglia, Parigi e Aix-en-Provence — anche Lione, Lille, Grenoble, Saint-Etienne. Per tutte chiusura dei bar e stretta sui ristoranti, misure che sono sembrate giovare a Marsiglia e Aix dove sono state applicate già da un mese.
A Madrid, avvitata in una spirale da incubo da settimane, il governo spagnolo ha decretato lo stato d’allarme con 7 mila poliziotti per le strade. La governatrice locale di centrodestra Isabel Diaz Ayuso aveva sostenuto altre misure, meno drastiche, e si è vista imporre il parziale lockdown dal presidente Sanchez: un atto di forza teso a ripristinare la chiusura parziale che era stata annullata dalla magistratura, dopo un ricorso delle autorità locali, preoccupate per il crollo dell’economia.
Anche la Gran Bretagna sta attraversando una “fase pericolosa”, ha riconosciuto il ministro della Salute britannico Matt Hancok all’indomani del record di 17.000 nuovi contagi nel Regno. Il governo conservatore, pressato dai laburisti ma anche dai suoi parlamentari, ha annunciato l’aumento dei sussidi ai salari peri lavoratori delle aziende costrette a rimanere chiuse per motivi di sicurezza, nell’ambito del nuovo lockdown che sta coinvolgendo milioni di persone. Ciò non toglie, tuttavia, che per il premier Boris Johnson potrebbe arrivare il momento di un’ulteriore stretta.
Di fronte ad un preoccupante aumento delle infezioni da Covid-19, la Germania ha imposto il coprifuoco sulla vita notturna. A Berlino, i locali dovranno chiudere i battenti tra le 23 e le 6, fascia oraria che di solito vede decine di migliaia di persone vagare ogni fine settimana nella capitale dove molti bar rimangono aperti tutta la notte. Il coprifuoco, che interessa tutti i negozi tranne le farmacie e le stazioni di servizio, sarà in vigore almeno fino al 31 ottobre. Sarà inoltre vietata la vendita di alcolici nelle stazioni di servizio.
Il coronavirus avanza prepotente nei Paesi Bassi. Il Paese ha segnato il record per nuovi contagi da coronavirus, con oltre 6.500 nuovi positivi in 24 ore. Il premier olandese Mark Rutte per tutta la prima ondata è stato parco nell’imporre restrizioni ai suoi cittadini, che spesso ha definito «un popolo di persone adulte, che amano essere trattate come tali»: ieri, nel pieno di un fine settimana da 6.500 contagi al giorno, ha ricordato che «data la generale disobbedienza alle regole base», come l’uso della mascherina, «non sfuggiremo» a un inasprimento delle restrizioni.
Anche la Repubblica Ceca si prepara a una nuova stretta. Le scene di giugno a Praga, quando un tavolo di cinquecento metri fu imbandito sul Ponte Carlo per una cena al sacco di cittadini che volevano dire «addio al Covid», sembrano ora molto lontane. In 24 ore il Paese ha registrato 8.617 nuovi contagi, una situazione definita dal governo «molto grave». La scorsa settimana si è votato con le mascherine, ma da domani le misure saranno più dure, con chiusura di teatri, cinema, stadi e musei. E il premier Andrej Babis ha detto di non escludere un lockdown generale.