Cambio di passo dell’Ue in occasione del G7: si è passati dall’embargo totale del gas russo al tetto ai prezzi. L’idea di mettere un tetto al prezzo del gas in questo caso prevederà acquisti comuni a un prezzo preventivato o più facilmente acquisti centralizzati a prezzi stratosferici per poi ridistribuire ai singoli Paesi a un valore calmierato. Non si parla più di taglio totale del gas russo. A Bruxelles hanno compreso che se mai dovesse esserci sarà la Russia ad avviarlo. Il dramma è che il price cap non impedirà in alcun modo la salita dei prezzi. E l’Ue a quel punto si troverà a fare i conti con una nuova contrazione dei consumi.
Fino a oggi ad avere un piano scientifico di razionamenti sembra essere soltanto la Francia. La Spagna è molto più al sicuro di noi e la Germania ha in mente qualche iniziativa. Gli altri compresa l’Italia hanno avviato il nuovo racconto sul modello del Covid. Faremo qualche sacrificio. Spegneremo le luci e staremo al freddo. Magari servisse solo questo. Le aziende che chiuderanno non riapriranno dopo qualche mese. Le catene produttive quando saltano non si rimettono in sesto dall’oggi al domani. E questo è il vero dramma.
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Ebbene, ora che la nuova emergenza si chiama crisi del gas, ecco qui che il governo italiano rispolvera il “modello Covid” e alcuni diktat che abbiamo imparato tristemente a conoscere. Si parla di coprifuoco e smart working, ma anche di razionamento e di nuove forme di controllo. Dopo aver controllato mascherine e Green pass, ora le forze dell’ordine verranno impiegate per controllare la temperatura dei termosifoni di casa degli italiani, per assicurarsi che siano abbassati di un grado come impone il governo per il risparmio energetico.
Dopo aver ucciso l’economia italiana con la gestione del Covid, ora le scavano la fossa con le sanzioni alla Russia. Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha presentato il “Piano di risparmio gas relativo al settore civile, abitativo, residenziale, sia pubblico che privato” che prevede da 20 a 19 gradi per gli stabili con riscaldamento centralizzato e un’ora in meno di copertura. Si conta di ottenere – mediante misure di minima riduzione delle temperature del riscaldamento, l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia – risparmi variabili dell’ordine tra 3 e 6 miliardi di metri cubi di gas in un anno. L’obiettivo è quello di spostare l’accensione del riscaldamento a novembre. Sia per le utenze autonome che per quelle centralizzate, oltre che per tutte quelle statali. Escluse scuole e ospedali. Anche lo spegnimento sarà anticipato a marzo. Nelle aree d’Italia in cui il clima è più clemente si pensa a una riduzione di due gradi.
C’è il nodo controlli per chi ha l’autonomo, che saranno affidati alla polizia locale con passaggi a campione, come riporta Open. «Toccherà alla polizia locale con schema a campione verificare il rispetto dell’abbassamento della temperatura. Sia nelle utenze condominiali che negli uffici dei professionisti. Che potrebbero però decidere per lo smart working per i dipendenti. C’è sul tavolo anche la possibilità di un coprifuoco per negozi e locali pubblici. In questo caso lo spegnimento delle insegne arriverebbe rispettivamente alle 18,30 e alle 23».
Sembra uno schema già visto. «Chiudere subito per salvare il Natale». Oppure: «Scegliete i condizionatori o la pace?». Adesso ci toccherà: «Restiamo al buio ora per avere refrigerio in primavera». Sembra che l’Italia non riesca a gestire la crisi del gas l’inflazione senza lockdown e privazioni della libertà.