La campagna di Ryanair sortisce un primo importante effetto. Sul caro voli, il governo fa una sostanziale retromarcia, preoccupato anche dalle obiezioni della Commissione Europea. L’esecutivo sta preparando, infatti, un emendamento al decreto del ministro Urso che ha tentato di imporre un prezzo massimo ai biglietti, in particolare per i viaggi da e verso la Sardegna e la Sicilia.
Una misura che di fatto depotenzia l’impianto del decreto di inizio agosto. La mossa arriva dopo settimane di pressioni delle compagnie aeree, a partire da Ryanair, e in seguito a un confronto informale con la Commissione europea. Così come era scritto, con l’imposizione di un limite al prezzo dei biglietti aerei, spiegano ponti Ue, il provvedimento violava le normative comunitarie e il Paese rischiava pure una procedura di infrazione.
«Siamo preoccupati per questo passo indietro del governo rispetto ai tetti massimi per le tariffe aeree perché ritenevamo che, soprattutto per quanto riguarda i collegamenti da e per le isole, fosse un aspetto fondamentale per evitare quella speculazione che viene fatta dai vettori in maniera spropositata». È quanto sostiene il segretario generale della Uil Trasporti Sardegna, William Zonca, commentando la notizia dell’emendamento del governo al dl asset. «Per questo motivo riteniamo una mossa non coraggiosa da parte del governo che invece doveva tenere la barra dritta su su questa idea del tetto massimo – aggiunge -. A questo punto pensiamo che in prospettiva di un nuovo bando sulla continuità territoriale venga meglio specificata la possibilità di incrementare le tariffe con un prezzo calmierato che sicuramente non può più essere lasciata solo in mano ai vettori, magari con l’aiuto dell’Antitrust per evitare speculazioni sui passeggeri».
Per il ministro Urso l’obiettivo resta sempre lo stesso. «Abbiamo proposto una revisione della normativa sui prezzi dei voli nel decreto Asset anche perché qualcuno aveva erroneamente interpretato quella indicazione come un tetto alla tariffa ma non è così», spiega il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. «Nei miglioramenti che abbiamo apportato, abbiamo dato più poteri alle autorità competenti nel settore per creare condizioni di mercato più competitive e trasparenti e per tutelare al meglio gli utenti».
Il decreto approvato nel cuore dell’estate, scritto dopo un rialzo record delle tariffe aeree sia sui voli nazionali sia internazionali nella prima metà dell’anno, vietava la «fissazione dinamica delle tariffe» da parte delle compagnie «se ricorrono congiuntamente le seguenti condizioni: la fissazione è applicata su rotte nazionali di collegamento con le isole, avviene o durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale; conduce ad un prezzo di vendita del biglietto o dei servizi accessori, del 200% superiore alla tariffa media del volo».
Ora l’impostazione cambia. Secondo il ministero l’emendamento governativo «irrobustisce gli strumenti di prevenzione e contrasto della speculazione nell’ambito del trasporto aereo» affidando al Garante per la concorrenza «l’esame in concreto del fenomeno speculativo dotandolo di penetranti poteri». L’Antitrust italiano «potrà effettuare la verifica sulla sussistenza di pratiche concordate o di abuso di posizione dominante anche quando ad accordarsi o a coordinarsi non siano gli “uomini” ma gli algoritmi da essi commissionati».