Ventimila leghe sotto il fango, si potrebbero parafrasare così le peripezie dei dodici piccoli calciatori thailandesi e del loro allenatore. I bambini intrappolati in una grotta della Thailandia hanno tra gli 11 ed i 16 anni. Le operazioni di salvataggio minacciano di essere tra le più complesse per un caso del genere.
UN’IMPRUDENZA COSTATA CARA. Le autorità thailandesi della regione del Chiang Rai avevano messo in guardia la cittadinanza dai rischi per l’incolumità personale derivati dalle forti piogge monsoniche. Eppure l’allenatore dei “cinghialotti”, questo il nome del piccolo team calcistico, lo scorso 23 giugno ha ritenuto bene di avventurarsi per tre chilometri nella grotta di Tham Luang. Da allora, dei tredici si erano perse le tracce dopo la bomba di acqua e fango che aveva colpito la zona sommergendo parte della grotta. Un team internazionale di soccorritori tentava da giorni di raggiungere il gruppo attraverso l’intricato labirinto di cunicoli, sfidando le insidie di un’acqua così torbida da mettere a rischio la stessa sicurezza dei sommozzatori. Nonostante le difficoltà, i soccorritori sono riusciti a rifornire i ragazzi di viveri e medicine per salvarli da rischi come l’ipotermia. Altre squadre stanno ancora esplorando il fianco della montagna nella speranza di trovare un altro modo per raggiungere la grotta. Nel frattempo, fonti giornalistiche thailandesi affermano che l’allenatore dei ragazzi potrebbe essere incriminato per il gesto sconsiderato di visitare le grotte in un periodo così pericoloso.
LE COMPLESSE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO. Tirare fuori il gruppo di bambini dalle grotte in cui sono intrappolati potrebbe rivelarsi un’impresa estremamente rischiosa e complessa. Le piogge monsoniche non accennano a diminuire e questo ha vanificato qualsiasi tentativo di diminuzione artificiale del livello dell’acqua presente nelle grotte. Attendere un deflusso naturale delle acque potrebbe richiedere mesi. Che fare allora? Innanzitutto continuare a rifornire il gruppo di viveri e medicine, inviando medici addestrati per curare eventuali lesioni e monitorare lo stato di salute del gruppo. Una possibile alternativa potrebbe poi essere rappresentata da un lungo addestramento a cui i tredici potrebbero essere sottoposti per renderli in grado di immergersi con le mute nell’acqua torbida ed affrontare la traversata subacquea di circa sei ore che li separa dalla libertà. Qualunque siano le evoluzioni future, il caso è destinato a tenere col fiato sospeso l’opinione pubblica thailandese ed internazionale.