L’improvvisa scomparsa di Sergio Marchionne non ha lasciato indifferente la stampa internazionale. Del resto, il manager che ha sdoganato il pullover è figura notissima anche fuori da Torino e le reazioni hanno tutte un unico filo conduttore. Marchionne era noto in tutto il mondo ma la sua seconda casa sono stati sicuramente gli Usa. Dopo l’acquisizione da parte del gruppo Fiat della Chrysler, con la creazione dell’Fca, Fiat Chrysler Automobile, la popolarità americana del manager italo-canadese è diventata pari, se non superiore, a quella entro i nostri confini. Così la notizia della scomparsa dell’ex manager Fca è apparsa su tutti i quotidiani più importanti.
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NEGLI USA. Il New York Times ha titolato: «Sergio Marchionne, che ha ridato vita a Fiat e Chrysler, è morto a 66 anni», sottolineando l’importanza dell’opera che l’ex Ad ha svolto per rinvigorire le decadute case automobilistiche. Dello stesso tenore la reazione del Wall Street Journal ha messo in risalto le doti che più di tutte hanno contraddistinto l’italo-canadese nella sua carriera nell’universo automobilistico: «Sergio Marchionne, che fonde Chrysler e Fiat, muore all’età di 66 anni. Uno degli ultimi amministratori delegati di car-maker, ha sfidato l’ortodossia, individuando le tendenze in anticipo».
IN EUROPA. In Francia, Le Monde parla di Marchionne definendolo “l’emblematico patron della Fiat”, mentre in Inghilterra il Guardian parla del manager come colui che “ha costruito l’Fca”, riportando tra l’altro le sentite parole di John Elkann che ha dichiarato: «Ciò che più temevamo è accaduto. Sergio Marchionne, uomo e amico, è morto oggi». Anche in Spagna la notizia è rimbalzata sul quotidiano nazionale più importante, El Pais, che ha titolato: «Muore l’uomo che salvò la Fiat». Ma il titolo più altisonante lo ritroviamo sul tedesco Der Spiegel, che tramite il suo esperto di economia Hans-Jürgen Schlamp ha pubblicato una sorta di ode all’ex Ad Fca: «Alla morte di Sergio Marchionne. Il generale non torna indietro. Banchieri e investitori erano scettici quando Sergio Marchionne si trasferì alla Fiat nel 2004. Ma il manager in maglione di lana salvò la società in rovina dalla bancarotta – e diede all’Autonation Italy una nuova prospettiva di vita. Infine, anche il mondo degli sport motoristici, nel quale Marchionne era entrato da quando aveva preso il controllo del reparto corse Ferrari e dell’intero marchio del Cavallino Rampante, ha reso omaggio all’avversario scomparso. Prima su tutte la Mercedes, che mai come quest’anno sta rivaleggiando con le rosse per il titolo, ha celebrato il defunto nemico sportivo, tramite le commosse parole del team principal Toto Wolff, che ha dichiarato: «Questo è un giorno triste per tutti noi in F1. Abbiamo perso un grande sostenitore del nostro sport, un rivale duro, un alleato e un amico. La nostra vicinanza sincera va alla famiglia di Sergio e alla scuderia Ferrari in questo momento difficile».
IL FILO CONDUTTORE. I titoli, tutti abbastanza simili, hanno un unico filo conduttore a legarli: il riconoscimento del genio finanziario di Marchionne. Figura a tratti anche controversa, l’ex Ad di Fca può essere considerato di certo un genio del suo campo, uno che sapeva fare bene il suo lavoro e che nella sua materia ha fatto scuola. La notizia che ha scosso il mondo della finanza, e non solo, dunque celebra un’eccellenza del Made in Italy, la cui qualità del lavoro, con tutte le contraddizioni che per forza di cose coinvolgono un personaggio che riveste un ruolo tanto delicato, viene riconosciuta in maniera universale.