Una foto, scattata nella caserma dei Carabinieri di via in Selci, a Roma, apre un nuovo caso all’interno dell’Arma dei Carabinieri: l’immagine ritrae il diciottenne Gabriel Christian Natale Hjorth, uno dei due ragazzi accusati dell’omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega, seduto, ammanettato, bendato, circondato dai carabinieri. Una condizione che viola palesemente le norme sul trattamento delle persone da parte delle autorità, sia in condizioni di libertà che di arresto.
Il comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, ha condannato la foto: «Si tratta di un episodio inaccettabile e come tale deve essere trattato». L’Arma ha aperto un’inchiesta interna. Il militare che ha bendato il ragazzo è stato individuato dopo poche ore e sarà trasferito. Adesso rischia «l’accusa di violenza privata e maltrattamenti, ma anche la sospensione dal servizio». Non è chiaro perché Natale Hjorth sia stato legato e bendato. Il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, ha spiegato al Corriere che «il carabiniere che ha bendato il fermato dice di averlo fatto per evitare che potesse vedere la documentazione che si trovava negli uffici e sui monitor».
In ogni caso, il trattamento riservato al sospettato americano viola palesemente le norme sui diritti umani in vigore in Italia: su tutte l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo cui «nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti». È la norma che viene citata più spesso quando si parla di violazioni compiute da agenti delle forze dell’ordine nei confronti di persone detenute. Ma viola anche la legge contro il reato di tortura, introdotta in Italia due anni fa, secondo cui «chiunque con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa, è punito con la pena della reclusione da quattro a dieci anni se il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona».
A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un #Carabiniere, un servitore della Patria 🇮🇹 morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. pic.twitter.com/5ZWXPqtxPp
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 28, 2019
La foto di Gabriel Natale Hjort bendato e ammanettato nella caserma dei carabinieri durante l’interrogatorio ha subito scatenato i commenti del mondo politico e dell’opinione pubblica. Da una parte c’è chi difende l’Arma, dall’altra chi sottolinea il proprio sdegno per quella foto. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, commenta: «A chi si lamenta della bendatura di un arrestato – afferma -, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando». Poco prima, l’account della Lega su Twitter aveva chiesto polemicamente ai propri follower se anche loro pensano che la foto sia davvero «choc», come hanno scritto diversi giornali.
🔴Alcuni giornali sostengono che si tratti di una FOTO CHOC, voi che cosa ne pensate?https://t.co/MGcbFT6p8q
— Lega – Salvini Premier (@LegaSalvini) July 28, 2019
«A tutti quelli che ora si affannano a montare il caso del delinquente bendato in caserma vogliamo ricordare che la vittima è un carabiniere barbaramente ammazzato a 35 anni, il carnefice un balordo drogato americano», scrive su Facebook la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Sulla stessa linea anche il commento del questore della Camera ed esponente di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli: «Apprezzate le circostanze, le Forze dell’ordine possono adottare le misure necessarie per garantire la massima sicurezza senza fare del male alla persona. E non mi sembra che la persona fosse sofferente». Sul caso interviene anche il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Su questo episodio della foto dell’indagato per l’omicidio del carabiniere bendato in caserma, le parole dei vertici dell’Arma sono chiare e definitive pertanto gli accertamenti in corso accerteranno quanto è avvenuto – dice -. Non vorrei però che questo episodio trasformi questo caso in una inchiesta sui carabinieri. Ricordiamoci che la tragedia e l’atto di efferata criminalità da punire presto e in modo ultra severo è l’omicidio del vice brigadiere Cerciello. Attenzione a non seminare confusione perché questo sarebbe intollerabile».
Di segno diverso il commento della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria: «Queste sono cose che non devono accadere. Di qualsiasi cosa si possa essere accusati e qualunque sia la nazionalità. Il mio pensiero va comunque alla famiglia del vice brigadiere». Lo stesso pensa la madre di Federico Aldrovandi morto per le ferite ricevute durante un arresto. «Se non si conosce l’autenticità e non si sa chi ha scattata questa foto è difficile dare una interpretazione – afferma Patrizia Aldrovandi -. Però credo ci sia bisogno di chiarezza questa volta come le altre. Ci vuole trasparenza. Quando ci sono episodi di violenza che coinvolgono le forze dell’ordine ci vorrebbe enorme cautela e grande professionalità. Legittimo che debba essere interrogato – continua – ma perché una benda? Le modalità delle persone fermate, e purtroppo lo sappiamo perché ci siamo passati, può essere pericolosa e illegale. Spero che non accada mai più».
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«Orrore per la foto dell’indiziato bendato. Orrore per l’uso che ne sta facendo il partito del ministro dell’Interno. Salvini non ci porterà in Sud America», scrive il presidente dei senatori del Pd, Andrea Marcucci. «È chiaro dove stare, tra il Comando Generale dei Carabinieri che definisce ‘due volte intollerabile’ la foto dell’indiziato bendato e la Lega di Salvini che usa la foto per un linciaggio social» scrive su Twitter il deputato dem Andrea Romano. «Da una parte la civiltà delle istituzioni democratiche, dall’altra la barbarie». Per il senatore Stefano Esposito, quella che circola in rete «è una foto da regime cileno, quindi non è choc è una merda indegna di un paese democratico».
E' chiaro dove stare, tra il Comando Generale dei Carabinieri che definisce "due volte intollerabile" la foto dell'indiziato bendato e la Lega di #Salvini che usa la foto per un linciaggio social. Da una parte la civiltà delle istituzioni democratiche, dall'altra la barbarie
— Andrea Romano (@AndreaRomano9) July 28, 2019
«Evoca la pena di morte, esalta le foto degli arrestati bendati…. la ‘Bestia’ (mai nome fu più appropriato) ha fatto di Salvini il suo avatar… presto la sentiremo urlare ‘pece e piume’, e poi ‘corda e sapone’… punta alla torsione antropologica del Paese fondata sull’odio», dice su Twitter Enrico Borghi. Sotto accusa il sistema di comunicazione di Matteo Salvini. Il Pd ha annunciato che a breve depositerà un’interrogazione a Palazzo Chigi sul tema: «Tra coloro che hanno diffuso notizie false, tese ad alimentare odio razziale, a seguito dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, c’è anche un componente dello staff del ministro Matteo Salvini al Viminale, pagato con i soldi dei contribuenti, da anni collaboratore del leader della Lega quindi persona di sua diretta fiducia – ha detto il deputato Pd Carmelo Miceli, della commissione Giustizia – I suoi messaggi che parlano di nordafricani girano sui social. Il presidente del Consiglio Conte intervenga subito per allontanare il signor Daniele Bertana dal ministero dell’Interno e dica quali iniziative intenda prendere per impedire a Salvini di continuare ad alimentare odio sociale, a maggior ragione da ministro dell’Interno e con le strutture del ministero dell’interno».