Dagli attuali 945 ai futuri 600 parlamentari. Una sforbiciata degli eletti pari al 36,5%. È la diretta conseguenza della riforma costituzionale targata M5s, ormai giunta all’atto finale. Ma per essere approvata i capigruppo delle forze di maggioranza hanno firmato un accordo per quattro provvedimenti che intervengano per garantire rappresentatività e partecipazione. Non solo quindi la modifica del sistema di voto, ma anche l’abbassamento dell’età per l’elezione in Senato, la riforma dei regolamenti parlamentari per garantire maggiore centralità delle Camere e l’avvio dell’iter per arrivare all’autonomia differenziata.
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Al primo punto del documento diffuso al termine del vertice, viene citata appunto una delle riforma più difficoltose, ovvero quella che interviene per la modifica del sistema di voto. «La riduzione del numero dei parlamentari – si legge – incide sul funzionamento delle leggi elettorali di Camera e Senato, aggravandone alcuni aspetti problematici, con riguardo alla rappresentanza sia delle forze politiche sia delle diverse comunità territoriali. Conseguentemente, ci impegniamo a presentare entro il mese di dicembre un progetto di nuova legge elettorale per Camera e Senato al fine di garantire più efficacemente il pluralismo politico e territoriale, la parità di genere e il rigoroso rispetto dei principi della giurisprudenza della Corte costituzionale in materia elettorale e di tutela delle minoranze linguistiche».
Inoltre, partirà il progetto per abbassare l’età per chi vota al Senato, in modo da equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato (18 e 25 anni). «Ci impegniamo a intervenire – si legge nel documento – nel corrente mese di ottobre, sul progetto relativo all’abbassamento dell’età per il voto per il Senato della Repubblica in corso di esame in quel ramo del Parlamento per equiparare i requisiti di elettorato attivo e passivo di Camera e Senato». E ancora: «Ci impegniamo, altresì, a presentare un testo volto a modificare il principio della base regionale per l’elezione del Senato e per riequilibrare il peso dei delegati regionali che integrano il Parlamento in seduta comune per l’elezione del Presidente della Repubblica, a partire dall’elezione successiva a quella delle nuove Camere in composizione ridotta». Ovvero, la maggioranza si impegna a modificare la base elettorale del Senato (non più “base regionale” ma “pluriregionale”) e a ridurre i delegati regionali per l’elezione del capo dello Stato.
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Previsti anche correttivi sui regolamenti parlamentari, imposti dalla riforma del taglio dei parlamentari. È il terzo punto del documento sottoscritto dai capigruppo della maggioranza sulle riforme. «Auspichiamo un lavoro rapido delle Giunte per il regolamento di Camera e Senato – si legge nel testo – per riformare i regolamenti vigenti, così da adeguarli in modo efficiente al nuovo numero dei parlamentari, garantendo in entrambi i rami del Parlamento alle minoranze linguistiche di potere costituire gruppi o componenti autonome». Ma la maggioranza chiede anche di inserire strumenti che permettano di ridare centralità al Parlamento: «Nel contempo tale riforma è essenziale per valorizzare il ruolo del Parlamento con interventi tesi ad armonizzare il funzionamento delle due Camere e limitare in maniera strutturale il ricorso alla decretazione d’urgenza e alla questione di fiducia. In particolare si tratta di intervenire anche sulla disciplina del procedimento legislativo allo scopo di dare certezza di tempi alle iniziative del governo e più in generale ai procedimenti parlamentari, coniugando la celerità dell’esame parlamentare con i diritti delle minoranze».
Infine, al quarto e ultimo punto, c’è il nuovo iter sull’autonomia differenziata. I capigruppo si impegnano «ad avviare entro dicembre un percorso che coinvolga tutte le forze politiche di maggioranza, aperto al contributo dei costituzionalisti e della società civile, volto anche a definire possibili interventi costituzionali, tra cui quelli relativi alla struttura del rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo e alla valorizzazione delle Camere e delle Regioni per un’attuazione ordinata e tempestiva dell’autonomia differenziata».