È andata persino peggio delle più nere previsioni. La venticinquesima conferenza sul clima di Madrid (Cop25) si chiude con un giorno e mezzo di ritardo e con un sostanziale pesante fallimento. Non sono state prese decisioni particolarmente rilevanti o ambiziose e non è stato trovato un compromesso su uno dei temi più delicati, cioè il meccanismo che in futuro dovrebbe permettere ai paesi che inquinano di meno di «cedere» la quota rimanente di gas serra a paesi che inquinano di più. Tutto rimandato alla COP26 di Glasgow il prossimo anno.
Il rinvio riguarda l’articolo 6 degli Accordi di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio, che rappresenta uno dei nodi più complicati da sciogliere. Nonostante la trattativa a oltranza, infatti, le posizioni sono al momento molto distanti e le questioni più critiche dovrebbero essere a questo punto rinviate all’appuntamento del 2020. A frenare il compromesso su vari punti sono intervenuti i delegati di diversi paesi fra cui Brasile e soprattutto gli Stati Uniti, che da poche settimane hanno avviato le procedure per uscire formalmente dagli Accordi di Parigi.
I am disappointed with the results of #COP25.
The international community lost an important opportunity to show increased ambition on mitigation, adaptation & finance to tackle the climate crisis.
But we must not give up, and I will not give up.
— António Guterres (@antonioguterres) December 15, 2019
Solo 84 Paesi si sono impegnati a presentare piani più restrittivi, riguardo le emissioni di gas serra, entro il 2020. Tra questi, non ci sono Stati Uniti, Cina, India e Russia, che insieme rappresentano il 55% delle emissioni. Un fallimento, quello di Madrid, ancora più clamoroso perché arriva al termine dell’anno in cui più forte si è alzata la voce di chi chiede, a cominciare dai ragazzi di Fridays for Future, azioni immediate per non compromettere irrimediabilmente il futuro delle prossime generazioni. Il misero risultato ottenuto sotto l’egida delle Nazioni Unite conferma l’enorme distanza fra quello che chiede l’opinione pubblica e quello ottiene la politica. Una “disconnessione” ben sottolineata da tutti i movimenti ambientalisti in questi giorni – dal Wwf a Legambiente – e da Greta Thunberg che ha twittato: «Sembra che la COP25 stia fallendo proprio ora. La scienza è chiara, ma viene ignorata. Qualunque cosa accada, non ci arrenderemo mai. Abbiamo appena iniziato». Anche il l segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è detto “deluso” dall’esito: «Un’occasione persa».