Sarà capitato anche a voi, come diceva una vecchia sigla televisiva, di cantare, fischiettare, sorridere o emozionarsi ascoltando una canzone di Natale. Campanellini che suonano, le celebri jingle bells, l’effetto swoosh che trasporta subito nell’atmosfera natalizia di lucine e profumo di arancia candita, ci riportano bambini, in un mondo fiabesco popolato da renne, elfi e nonni con la barba bianca, cappuccio e abito rosso. Per questo, i dischi di Natale hanno sempre venduto e, seppur in misura minore, continuano a vendere: perché non c’è niente di più forte di una canzone per restituirti in un attimo e per un attimo il tempo perduto.
La canzone di Natale più famosa della storia, “White Christmas” (da noi è diventata “Bianco Natale”), la scrisse Irving Berlin nella notte di Capodanno del 1940, mentre si trovava a Banning, in California, un luogo dove nevica raramente. Sorpreso dai fiocchi che cominciavano a cadere, accolse l’ispirazione che bussava alla porta e telefonò alla sua segretaria: «Lo so che è Capodanno e siamo in piena notte, ma ho appena scritto la più grande canzone di tutti i tempi, per cui prendi carta e penna e scrivi». Che sia la più grande, forse, di certo è la più conosciuta, con vendite che superano le 50 milioni di copie in tutto il mondo e gli oltre 1,8 miliardi di stream.
La prima e più famosa versione è quella che Bing Crosby realizzò nel 1942. E che quest’anno è tornata a svettare nella Top 10 della classifica ufficiale degli album più venduti del Regno Unito. L’ultima volta risale ad oltre 40 anni: era il 1977, l’anno della morte del cantante e attore americano. Il “miracolo” è legato all’album “Bing At Christmas” che offre la possibilità di ascoltare le canzoni natalizie più famose totalmente trasformate. Con i progressi tecnici di oggi, l’inconfondibile voce originale di Crosby è accompagnata da arrangiamenti orchestrali registrati appositamente per questo album ed eseguiti dalla prestigiosa London Symphony Orchestra. Nel brano “Little Drummer Boy” c’è persino un duetto con il compianto David Bowie.
E non sembri blasfemo che un interprete rock si lasci affascinare dall’incanto delle canzoni natalizie. Come scrivevamo, è capitato a tutti. Perfino al “re del rock’n’roll” Elvis Presley è capitato. Nel 1957 registrò “Christmas Album”, interpretando a suo modo “White Christmas”. Bing Crosby reagì sdegnato e tentò in tutti i modi di proibirne la programmazione radiofonica. Definendo quella versione «una parodia profana di un brano sacro», chiese la messa al bando dell’intero album. Anche se la maggior parte delle stazioni radiofoniche statunitensi ignorarono la richiesta, un disc jockey fu licenziato per aver trasmesso una canzone dell’album e molte radio canadesi si rifiutarono di suonare il disco.
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A raccogliere l’appello di Bing Crosby fu Frank Sinatra. “The Voice” confezionò in fretta e furia l’album “A Jolly Christmas From Frank Sinatra” per contrastare “The King”. La sfida tra il crooner e il rocker fu stravinta dal secondo: l’album di Presley ha venduto fino a oggi oltre 9 milioni di copie.
Da allora il repertorio di canzoni natalizie divenne il terreno di confronto tra artisti, a prescindere dai generi musicali o dalle fedi religiose. Johnny Cash accende il Natale di toni country (“Christmas With Johnny Cash”), Ella Fitzgerald lo accarezza con il jazz (“Wishing You A Swinging Christmas”), Louis Armstrong, Ray Charles e Stevie Wonder lo vestono di nero. I Beach Boys (“Christmas Album”) per un attimo abbandonarono le spiagge e persino James Brown (l’uomo che dichiarava in una canzone di essere una «sex machine») si contiene in una rispettosa rilettura dei classici in “James Brown Sings Christmas Songs”. La svolta religiosa dell’ebreo errante Bob Dylan è passata anche attraverso l’album “Christmas In The Heart”, quindici canzoni tra cover natalizie e canti tradizionali.
Anche il cuore duro dei punker si è sciolto al richiamo delle jingle bells. Band punk come Blink-182, Fishbone, Bad Religion e Jimmy Eat World hanno pubblicato musica che ha catturato lo spirito natalizio. Per non essere da meno, Joey Ramone, MxPx, The Reverend Horton Heat e The Vandals hanno registrato album di Natale.
Le migliori interpretazioni da un punto di vista femminile le dobbiamo a Barbra Streisand (“A Christmas Album”) e Celine Dion (“These Are Special Times”), anche se nemmeno unendo le forze riuscirebbero a pareggiare Luciano Pavarotti in “O Holy Night”. Adorabile il Michael Jackson appena dodicenne che canta: «I really did see mommy kissing Santa Claus and I’m gonna tell my dad» («Ho davvero visto mamma baciare Babbo Natale e lo dirò a papà»).
Innumerevoli, poi, le compilation. Forse la più famosa, ma anche la meno nota, è “A Christmas Gift For You From Phil Spector”. “We wish you the very merriest of Christmas and the happiest of new years” era l’augurio con cui Phil Spector si congedava dagli ascoltatori nell’ultima traccia dell’album che aveva prodotto in previsione del Natale 1963. Il destino volle che le cose andassero molto diversamente. Il disco arrivò nei negozi il giorno dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, il 22 novembre 1963, e forse anche per questo passò quasi inosservato. Eppure, questo progetto rappresentò una vetta del talento di Spector, che rese partecipi tutti gli artisti della sua scuderia: Darlene Love, Ronettes, Crystals, Bob B. Soxx And The Blue Jeans.
Phil Spector fu anche il produttore di quello che è forse il più famoso pezzo natalizio di tutti i tempi, se escludiamo gli standard: “Happy Xmas (War Is Over)” di John Lennon. Anche in questo caso il successo non fu immediato. L’ex beatle era convinto di aver scritto un capolavoro al pari di “White Christmas”, ma solo dopo la sua morte la gente cominciò ad accorgersene. L’origine di “Happy Xmas (War Is Over)” risale a un brano folk per nulla natalizio interpretato anche da Woody Guthrie e da Peter, Paul and Mary. Si intitola “Stewball” e racconta di un cavallo da corsa che beveva troppo vino.
Tra le canzoni natalizie moderne ci sono anche “Do They Know It’s Christmas”, scritta da Bob Geldof e Midge Ure e cantata da una parata di stelle anticamera di Live Aid, e “Last Christmas” degli Wham! di George Michael, un vero e proprio tormentone delle festività, tant’è che è stata creata la sfida del whamageddon: chi riesce ad evitarla fino al 24 dicembre è salvo. Ma è la voce di Mariah Carey in “All I want for Christmas is you” che da 25 anni precisi accompagna il Natale millennials: è gioiosa nonostante il testo triste, fa ballare mentre le lucine girano attorno all’albero, è facile così da essere cantata pure dai bambini. Solo nel Regno Unito – fonte The Independent – la canzone macina 500mila dollari all’anno, dal 1994 a oggi Mariah ha visto oltre 60 milioni di dollari solo di royalties. Finora l’album “Merry Christmas – Mariah Carey” ha venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo.
Non mancano le voci italiane nella colonna sonora delle festività. E sono quelle dei nostri artisti più internazionali, le ugole liriche di Andrea Bocelli (“My Christmas”) e de Il Volo (“Buon Natale – Christmas album”) e quella latin pop di Laura Pausini che nel 2016 dedicò l’album “Laura Xmas” al mondo gioioso di Santa Claus. “Stidda di l’Orienti” di Carlo Muratori raccoglie echi di canti natalizi della gente di Sicilia.
Quest’anno la “voce” del Natale è quella di Robbie Williams. L’ex Take That debutta in questo remunerativo settore della musica con “The Christmas Present” tra cover e inediti eseguiti con alcuni ospiti speciali del calibro di Rod Stewart, Bryan Adams, Jamie Cullum, Tyson Fury e Peter Conway, papà di Robbie Williams. «Sono davvero felice del mio primo album di Natale. Ne ho fatti tanti nella mia carriera e realizzare questo disco è un altro sogno che si avvera. È stato davvero divertente registrarlo. Sarei davvero felice se “The Christmas present” andasse al primo posto della classifica. Se non succederà, sarò distrutto» ha commentato Williams. Che, con sua grande disdetta, si è dovuto inchinare davanti ai Coldplay, fermandosi del secondo posto nella Top 40 britannica. Notizia che l’ex Take That non ha accolto con spirito natalizio.