L’Unione europea esprime solidarietà all’Italia per l’emergenza coronavirus, ma i 27 sono divisi sulla distribuzione del materiale sanitario, a cominciare dalle mascherine protettive. Francia e Germania bloccano le esportazioni verso gli altri Paesi dell’Ue, mentre l’Italia chiede di trovare una linea comune. «Dobbiamo lavorare insieme. Nella mia richiesta di un più forte e veloce coordinamento c’è anche questo: non dobbiamo farci la guerra fra Paesi europei con il solo rischio di aumentare il prezzo dei dispositivi protettivi, come le mascherine», ha detto Roberto Speranza al termine del Consiglio dei ministri della Salute sul coronavirus.
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Il governo italiano già a fine febbraio aveva chiesto di attivare il Meccanismo di protezione civile Ue per la fornitura di mascherine per fronteggiare la crisi da coronavirus. Ma alcuni stati europei, tra cui Francia e Germania, hanno notificato alla Commissione Ue la sospensione dell’export di mascherine verso gli altri Paesi Ue. Non si è fatta attendere la risposta della Commissione Ue: «Gli Stati membri – ha spiegato un portavoce della Commissione – sono autorizzati a bloccare la libera circolazione dei beni per motivi gravi, e la protezione della salute pubblica è uno di questi, ma le misure devono essere giustificate, proporzionate e basate su motivazioni oggettive». Che al momento non sembrano esserci, come si evince anche dalla critica mossa su Twitter dalla ministra della salute del Belgio, Maggie De Block: «Dobbiamo essere solidali nella ripartizione delle maschere di protezione. Un blocco delle esportazioni fra gli Stati membri non è nello spirito dell’Unione europea».
Ancor più dura la presa di posizione dell’Olanda. «Come in molti Paesi europei, l’attuale carenza di materiale per la protezione personale, ma anche di grembiuli protettivi e di occhiali di sicurezza è un tema molto sentito in Olanda. La scarsezza è alta in Europa – ha sottolineato il ministro della Salute olandese Bruno Bruins – A quanto mi risulta, alcuni Paesi stanno adottando misure nazionali per salvaguardare le loro scorte: questa non è la soluzione, in tempi di scarsità è importante mostrare solidarietà».
La Commissione è convinta che il rischio di penuria di mascherine possa essere superato attraverso una procedura di appalto congiunto cui partecipano 20 Stati membri tra cui l’Italia e ha mandato inviti a presentare offerte a un numero selezionato di società identificate attraverso un’analisi di mercato. «Noi affrontiamo la situazione in tre modi – ha detto il commissario Ue alla gestione delle crisi Janez Lenarcic al termine del consiglio straordinario Ue sul coronavirus -, con un appello alla solidarietà, questi dispositivi devono essere trasferiti nei luoghi dove sono più necessari e poi invitiamo ad un uso razionale. È stato avviata una procedura di acquisto centralizzato a cui partecipano 20 stati membri e le prime offerte dovrebbero essere ricevute a inizio della settimana prossima e poi procederemo. La Commissione fa il massimo per garantire una sicurezza nell’approvvigionamento di questi materiali in Europa».
Al netto delle polemiche e dei vari interessi nazionali, resta il fatto che in tutto il mondo c’è una carenza di dispositivi per proteggersi dal Covid-19, a cominciare dalle semplici mascherine fino ai guanti. Per far fronte all’emergenza le aziende dovrebbero aumentare la produzione del 40%. A causare la situazione attuale, sottolinea l’Oms, sono stati anche l’accaparramento e l’utilizzo errato: questi dispositivi sono necessari al personale sanitario per proteggere se stessi e gli altri dalle infezioni. Secondo i calcoli dell’Organizzazione, ogni mese servirebbero 89 milioni di mascherine per la risposta al Covid-19, mentre per i guanti la cifra aumentata a 76 milioni.