Il numero dei casi di coronavirus in Italia continua ad aumentare, così come cresce il numero di persone che non rispettano le misure restrittive del governo, varate proprio per limitare l’impennata esponenziale di contagi da coronavirus. Da qui la decisione della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, di emanare una nuova direttiva che impone una stretta nei controlli per evitare che i cittadini escano senza avere «un comprovato motivo», come invece impone il decreto firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
I continui spostamenti registrati in queste ore potrebbero convincere il governo a emettere nuove restrizioni. Il ministro per le Politiche giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora ha detto che «nelle prossime ore» bisognerà «prendere in considerazione la possibilità di un divieto completo anche all’attività all’aperto». «Quando abbiamo lasciato questa opportunità – ha spiegato Spadafora – lo abbiamo fatto perché la comunità medico scientifica ci diceva di dare la possibilità a molte persone di correre anche per altre patologie sanitarie. Ma l’appello generale era quello di restare a casa: se non viene ascoltato saremo costretti a porre un divieto assoluto».
Intanto, il Tar della Campania ha respinto il ricorso presentato da un privato cittadino contro l’ordinanza emessa il 13 marzo scorso dal presidente Vincenzo De Luca per il contenimento dell’epidemia da coronavirus. Il Governatore aveva deciso di inasprire le restrizioni previste dal decreto perché preoccupato dal comportamento, da lui stesso ritenuto poco responsabile, dei cittadini della sua regione. A giudizio di De Luca la comunicazione del governo è stata deficitaria e confusa perché in molti hanno continuato a passeggiare per le strade senza porsi reali limitazioni. Per il governatore della Campania è un’assoluta «idiozia» far passare il messaggio che si possa passeggiare o fare sport all’aria aperta purché si mantenga un metro di distanza dalle altre persone: è troppo labile, infatti, il confine tra le attività ricreative e quelle legate ad una reale urgenza. Il rischio di assembramenti dovuti a condotte individuali è troppo elevato e per questo il governatore ha disposto il divieto di attività sportiva, ludica o ricreativa in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
I giudici amministrativi della Campania hanno dato ragione a De Luca: la sua interpretazione del decreto è corretta. La legittimità dell’ordinanza è legata «al rischio di contagio, ormai gravissimo sull’intero territorio regionale» perché «i dati che pervengono all’Unità di crisi dimostrano che, nonostante le misure in precedenza adottate, i numeri di contagio sono in continua e forte crescita nella regione». È lecito immaginare che altri Governatori di regione possano adesso seguire l’esempio di De Luca. Sono in tanti, infatti, gli amministratori locali di tutta Italia che hanno lanciato appelli per tentare di persuadere, senza particolare successo, i loro concittadini a tenere una condotta più responsabile.