A trentacinque anni esatti di distanza dal concerto Live Aid in favore dell’Africa e del mega-singolo “We are the World”, eventi che misero insieme il meglio del pop mondiale, un’altra impresa sembra riaprire la stagione delle utopie. Proprio nel momento in cui il rock sembrava aver perso il suo ruolo di portatore di valori e istanze, il suo graffio, per diventare look, edonismo e suoni sintetici, l’impegno rinasce.
L’evento organizzato da Lady Gaga con l’appoggio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la notte tra il 18 e il 19 aprile ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo Live Aid. Anche se questa volta ad ospitarlo non sarà uno stadio, né un palasport. Ogni ospite si esibirà dalla propria casa e il pubblico, presumibilmente oceanico dati i nomi in ballo, potrà assistere dal divano di casa, attraverso una diretta streaming.
One World: Together at Home, tutti insieme a casa, è il nome dell’evento che si appresta ad essere la più importante delle celebrazioni benefiche in questo periodo di emergenza sanitaria. Servirà, infatti, per sostenere chi lavora in prima linea negli ospedali e i fondi raccolti saranno devoluti al Solidarity Response Fund e ad altre organizzazioni di beneficenza che si occupano di fornire cibo, rifugio e assistenza sanitaria. Ma non sarà una raccolta fondi, come ha precisato Lady Gaga, ideatrice dell’evento. «Raccoglieremo i soldi prima di andare in onda, così quando andremo in diretta, metterete via i vostri portafogli e seduti vi godrete lo spettacolo che tutti meritate moltissimo», ha scritto in un post. E così è stato: al momento sono 35 i milioni rastrellati da importanti sponsor.
La line-up mette insieme artisti che hanno vissuto l’era dello storico Live Aid con talenti che negli anni Ottanta non erano neanche nati. Così accanto a figure leggendarie come Paul McCartney, Elton John, Stevie Wonder, Rolling Stones ci saranno Billie Eilish con il fratello Finneas, Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, Billie Joe Armstrong dei Green Day, gli italiani Andrea Bocelli e Zucchero “Sugar” Fornaciari, il pianista classico Lang Lang, Lizzo, Michael Bublè, Chris Martin dei Coldplay, gli alfieri del reggaeton Maluma e J Balvin, Burna Boy, John Legend, Keith Urban e Alanis Morissette. E ancora: Alicia Keys, Celine Dion, Jennifer Lopez, Pharrell Williams, la rapper Awkwafina, la cantautrice cubana Camila Cabello, Sam Smith, Shawn Mendes, Taylor Swift, Kacey Musgraves, Ll Cool e Usher.
Zucchero potrebbe cantare “La canzone che se ne va”, terzo singolo estratto dall’album D. O. C., «una canzone di speranza in questi tempi difficili», commenta il bluesman emiliano. Non è esclusa una sorpresa. Come infatti ha rivelato in una intervista al Corriere della Sera, Zucchero, in questi giorni di quarantena, si sta sentendo «con Bono per una cosa nuova: lui sta lavorando alla musica e io al testo». Che tiri fuori dal suo cilindro questa “cosa nuova”?
Ovviamente ascolteremo anche Lady Gaga, reginetta della manifestazione nelle vesti di direttrice artistica: «Mi esibirò anche io. Vogliamo puntare i riflettori sulla comunità globale e celebrare il potere dello spirito umano», ha detto miss Germanotta. «La verità è che mi sento molto fortunata per avere una casa. Mi sento benedetta per avere accesso a buon cibo e che sia sano e pulito, e volevo capire come poter essere d’aiuto in questo periodo».
La lista degli ospiti comunque si prevede sarà ben più lunga e abbraccerà personaggi pop di tutti i generi, già annunciata infatti la presenza di Idris Elba con la moglie Sabrina, che erano risultati positivi al Covid-19, le attrici Kerry Washington e Priyanka Chopra, il cast di “Sesame Street” e David Beckham. Tre i conduttori: Jimmy Fallon, Jimmy Kimmel e Stephen Colbert, tre fuoriclasse della tv americana.
L’evento verrà trasmesso in tutto il mondo da diverse emittenti e piattaforme. Ecco il dettaglio:
• Sabato 18 aprile alle 5:00 p.m. PDT/8:00 p.m. EDT/12:00 a.m. GMT (2.00 di notte ora italiana) su ABC, NBC, ViacomCBS Networks, The CW, iHeartMedia and Bell Media
• Sabato 18 aprile alle 11:00 a.m. PDT/2:00 p.m. EDT/6:00 p.m. GMT (20.00 ora italiana) in streaming su Alibaba, Amazon Prime Video, Apple, Facebook, Instagram, LiveXLive, Tencent, Tencent Music Entertainment Group, TIDAL, TuneIn, Twitch, Twitter, Yahoo and YouTube
• Domenica 19 aprile su BBC One International
Il Live Aid organizzato il 13 luglio 1985 da Bob Geldolf, leader della band irlandese dei Boomtown Rats, in favore dell’Africa colpita dalla siccità riuscì a raccogliere la cifra astronomica di 100 miliardi di vecchie lire e passò alla storia come “’il più grande juke box del mondo” o anche la “’Woodstock degli anni Ottanta”. Ma la maratona rock, che si svolse allo stadio londinese di Wembley e in contemporanea negli Usa, a Philadelphia, davanti a 200mila giovani e a una platea televisiva mondiale di un miliardo e mezzo di persone, fu qualcosa di più importante di un semplice raduno musicale. Si trattò del primo caso di mobilitazione concreta del rock per scopi umanitari ed anche di un esperimento, clamorosamente riuscito, di “villaggio globale della comunicazione”, che dimostrò le potenzialità del pop e della televisione come strumenti di dialogo tra i popoli.
Quell’esperimento si ripete stavolta con One World: Together at Home. Cambia soltanto un protagonista. Resta la musica rock, non c’è più la tv, sostituita dal Web. Potrebbero essere le prove generali del dopo Covid-19 nel settore dei concerti. Finché, infatti, non saranno sviluppati vaccini e cure adeguate, difficilmente verranno consentite occasioni nelle quali non è possibile assicurare la distanza di sicurezza di uno “Springsteen” (come lo hanno definito nel New Jersey), ovvero circa 1 metro e 80 cm, fra una persona e l’altra: sia all’ingresso, sia all’interno dell’area dello show.
D’altronde, l’anno scorso, in epoca ante-Coronavirus, i Coldplay decisero di sospendere ogni attività “live” almeno finché «i nostri concerti non avranno un impatto positivo sull’ambiente», spiegò il “verde” Chris Martin, leader della band londinese. E, per promuovere il nuovo album, tennero un unico concerto, senza pubblico, ambientato all’aperto in Giordania e trasmesso su YouTube.
Il primo fu il “genio della comunicazione” David Bowie. Che, nel 2003, per presentare Reality, tenne un concerto in una località segreta di Londra, trasmesso in diretta via satellite in 68 cinema sparsi in 22 Paesi. Immagini nitide, primi piani dell’artista, suoni perfetti, ma l’interattività dell’evento era limitata ad alcuni brani scelti tramite il sito del cantante, e a domande inviate con lo stesso metodo. Migliora la qualità della visione e dell’ascolto, certo si perdono il feeling, il feedback, la socializzazione, l’interazione e l’applauso.
Lo streaming sembra poter offrire una boccata d’ossigeno. Il valore delle azioni di Netflix, quest’anno in crescita del 15 per cento, è in netta controtendenza rispetto alla disfatta generale del settore. Dalla musica potrebbero venire idee per un’azienda che, a causa del blocco dei lavori, dichiara di avere nuovi contenuti sufficienti ancora per alcuni mesi.