Sono tre le regioni italiane da tenere d’occhio: Lombardia, Molise e Umbria. Qui il rischio di contagio sarebbe «moderato». Mentre nelle altre regioni italiane la probabilità di aumentare la trasmissione del coronavirus è «bassa». È la sintesi del report sul monitoraggio della fase 2 e che dovrà ispirare le decisioni delle regioni sulle riaperture.
Il report realizzato dal ministero della Salute con l’Istituto superiore di sanità registra lo stato di salute del Paese dopo la fine del lockdown, dal 4 al 10 maggio, riguardo all’impatto del Covid-19. Il rapporto classifica le regioni in due categorie, «livello 2 o classificazione bassa» per le regioni a «bassa probabilità di aumento di trasmissione e un basso impatto sui servizi assistenziali» e «livello 3 o classificazione moderata» cioè «probabilità moderata/alta di aumento di trasmissione e un basso impatto sui servizi assistenziali». Rientrano in quest’ultima categoria il Molise, l’Umbria e la Lombardia. «Non si tratta di un giudizio e non si possono fare graduatorie – si legge – perché è una fotografia delle circolazione del virus a valle delle misure adottate a livello nazionale e risente del fatto che alcune regioni sono state colpite in modo diverso».
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In Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia, «rimane elevato il numero di nuovi casi segnalati ogni settimana seppur in diminuzione» ma «si assiste a una riduzione di segnali di sovraccarico del servizi sanitari». In Molise la classificazione dei dati è passata da bassa a moderata (livello 3) a causa di «un nuovo focolaio di trasmissione attualmente in fase di controllo che ha prodotto un aumento nel numero di casi nella scorsa settimana». L’Umbria invece al momento «non desta particolare allerta», considerata la «ridotta numerosità di casi segnalati», ma i contagi sembrano essere in aumento, da qui la scelta di attribuire alla regione un “livello 3”. Gli esperti raccomandano di mantenere comunque l’attenzione alta perché c’è ancora il rischio di nuovi focolai.
La conclusione del report conferma che «le misure di lockdown in Italia hanno permesso un controllo dell’infezione da Covid-19 sul territorio nazionale pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus, con incidenza molto diversa nelle 21 regioni». A causa di nuovi focolai la situazione è «epidemiologicamente fluida in molte regioni italiane», il che richiede «il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione, quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico».