La Sibo (Small Intestinal Bacterial Overgrowth) è una sindrome caratterizzata da una sovracrescita batterica nell’intestino tenue. Spesso considerata una vera malattia, si stima coinvolga il 25% della popolazione e l’80% di chi è affetto da colon irritabile. La dieta è di fondamentale importanza, perché i cibi che ingeriamo hanno il potere di nutrire alcuni batteri intestinali piuttosto che altri e quindi costituisce uno strumento di fondamentale importanza. Il problema alla base della Sibo è la fermentazione, quindi la dieta non deve assolutamente basarsi su zuccheri e carboidrati. In questo modo si riduce l’introito di polisaccaridi, oligosaccaridi e disaccaridi e si ha un miglioramento veloce dei sintomi.
Di norma la maggior parte dei batteri si trova nell’intestino crasso. Tuttavia, a causa di certe condizioni o malattie, può accadere che i batteri del colon proliferino più in alto nel sistema digerente, fino all’intestino tenue. Ne conseguono diversi sintomi digestivi: diarrea, gonfiore, gas intestinali, dolori addominali, nausea, dispepsia, stitichezza e anche affaticamento. Questi sintomi non specifici complicano la diagnosi di Sibo, tanto più che sono molto simili ai sintomi di altre malattie o sindromi gastrointestinali, come la sindrome dell’intestino irritabile.
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I batteri fanno naturalmente parte della flora intestinale e si nutrono principalmente di carboidrati: una dieta che comprenda un notevole ammontare di questo tipo di alimenti li nutre in abbondanza consentendogli di crescere e proliferare nell’intestino. Se poi a causa di medicine, stress, scelte alimentari sbagliate e disbiosi aumenta la quantità di acido gastrico, che oltre a iniziare la digestione delle proteine protegge lo stomaco, ecco che il terreno è spianato per l’insorgenza dei disturbi intestinali, inclusa la Sibo.
L’approccio alimentare per tenere sotto controllo o trattare la Sibo è, dunque, finalizzato all’ingestione di un minor numero di alimenti da cui i batteri sono attratti: amidi, zuccheri (in particolare fruttosio) e fibre. Tra i carboidrati concessi vi sono le patate e il riso bianco, perché poveri di fibre e perciò poco fermentabili; l’alto indice glicemico tuttavia ne limita il consumo a una mezza porzione per pasto. Vanno eliminate anche molte verdure troppo fibrose e i legumi (fagioli, piselli, ceci, lenticchie, soia). Le verdure concesse devono essere preferibilmente cotte (al vapore) e consumate in piccoli quantitativi per pasto. Sono indicati: radicchio rosso, indivia, carote, zucchine senza buccia, ravanelli, cetrioli, finocchio, zucca, asparagi, funghi.
Tra gli zuccheri da evitare vi sono tutti i dolcificanti (mannitolo, sorbitolo, lattulosio, sucralosio, fruttosio) e ovviamente tutti i cibi con zuccheri della frutta aggiunti. Meglio scegliere il glucosio e il miele. Vanno assolutamente evitati tutti i latticini, per il loro contenuto di lattosio. Non si deve assumere nessuna bevanda gassata e zuccherata. Sono ammessi al massimo 2 caffè al giorno, bevuti senza zucchero. È fondamentale inoltre bere ogni giorno almeno 2 litri di acqua naturale. Si consiglia di limitare i pasti a 3 al giorno per favorire la pulizia dell’intestino.
L’obiettivo della dieta nella Sibo è quello di riparare il rivestimento intestinale, ridurre l’infiammazione, sbarazzarsi della proliferazione batterica. Assumere integratori probiotici e mangiare cibi probiotici è sicuramente fondamentale. Si consiglia di seguire una dieta personalizzata per almeno due settimane. Gradualmente poi si andranno a inserire un alimento escluso per volta, continuando ad evitare e moderare il consumo di cereali, legumi, zuccheri, latticini, cibi raffinati e prodotti industriali. È ovvio che questo tipo di programma va seguito sotto la stretta supervisione di un nutrizionista (medico o biologo), che valuterà la singola situazione al fine di evitare ogni tipo di carenza.