L’appello è stato chiaro: quest’anno tutti sono invitati a vaccinarsi per evitare di intasare gli ospedali e di confondere una banale influenza con il Covid. «Il vaccino antinfluenzale è raccomandato a tutti i soggetti a partire dai sei mesi d’età», si legge in una nota del ministero della Salute. Eppure, a una settimana dall’avvio della campagna di vaccinazione regionale per le categorie a rischio, le dosi in vendita semplicemente non ci sono. E così in molte regioni la lista d’attesa è già arrivata a novembre.
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I problemi riguardano principalmente la programmazione e le gare fatte a livello regionale per l’acquisto delle dosi. Le Regioni hanno acquistato 17 milioni di dosi, quasi il doppio del fabbisogno medio che si aggira sui 10 milioni, per tutelare la popolazione a rischio. Ma le farmacie quest’anno rischiano di restare a secco e chi vorrà proteggersi dai virus influenzali pur non rientrando nelle categorie per le quali è previsto che il vaccino sia gratuito (over 65, operatori sanitari e malati cronici) potrebbe dover rinunciare non trovando il farmaco.
Il 12 ottobre si partirà dalle categorie a rischio. Il Ministero della Salute ha stilato un elenco delle categorie da tutelare per prime, a cui il vaccino è offerto gratuitamente: chi ha più di 65 anni, chi ha malattie croniche, tumori, basse difese immunitarie, le donne incinte, i lavoratori dei servizi pubblici, chi è a contatto con gli animali, i donatori di sangue. Per questa stagione influenzale il Ministero dà la possibilità di allargare le maglie della gratuità anche ai 60-64enni. Lo faranno varie Regioni, come il Piemonte, la Lombardia, la Liguria, l’Abruzzo, l’Emilia-Romagna. La raccomandazione è estesa anche ai bambini tra i 6 mesi e i 6 anni.
E chi non fa parte delle categorie per cui il vaccino è gratuito? Ci sarà la possibilità di farsi iniettare una dose, a patto di riuscire a comprarla (il costo oscilla dagli 8 ai 18 euro). Ogni anno circa 800 mila persone si rivolgono alle farmacie, che al momento però non hanno sufficienti scorte. Il Sistema sanitario nazionale ha “requisito” le forniture: solo 25mila dosi finora sono destinate alla ridistribuzione per uso privato. Troppo poche, per le farmacie.
Andrea Mandelli presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti, la Fofi, ha denunciato la mancanza di scorte minime: «Avremmo bisogno di un milioni di dosi in più rispetto alle 250mila messe a disposizione dalle Regioni. Le aziende produttrici ci hanno scritto per informarci che quest’anno non potranno provvedere alle forniture. L’unica soluzione è che le Regioni ci consegnino un numero maggiore di dosi che in un successivo momento potrebbero reintegrare». Il ministero della Salute, e anche le singole aziende, stanno cercando di importare altre scorte dall’estero. L’agenzia Aifa si è attivata per aumentare la disponibilità pur ritenendo che «la copertura vaccinale risponda ampiamente al fabbisogno della popolazione italiana, secondo le nuove raccomandazioni ministeriali».