Il premier Conte ha più volte ripetuto che la stretta anti-Covid servirà anche a “salvare” il Natale. Ma intanto il rapporto Censis-Confimprese “Il valore sociale dei consumi” fa i conti: un lockdown a Natale costerebbe all’Italia 25 miliardi di euro di consumi. «Nel periodo delle feste natalizie, restrizioni paragonabili al lockdown di primavera farebbero sfumare 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie – dice il Censis – Con il Natale come deadline di tenuta degli italiani, il tracollo dei consumi è da evitare a ogni costo».
A fine anno, a causa della seconda ondata di vincoli in aggiunta al primo lockdown, si stima un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un taglio potenziale di 5 milioni di posti di lavoro. Il solo retail, afferma il Censis, subirà una sforbiciata di 95 miliardi di euro di fatturato (-21,6%) e nel comparto si rischia la perdita di oltre 700.000 posti di lavoro.
L’indagine analizza anche le reazioni degli italiani rispetto alle nuove chiusure. La metà degli intervistati è disposta ad accettare i rigori della seconda ondata dell’epidemia solo perché è convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o il vaccino. Lo dicono soprattutto i residenti del Sud (il 55,2% rispetto alla media nazionale del 49,7%) e gli anziani (il 53,5%). L’asticella è fissata a Natale: è questo l’orizzonte massimo di tenuta psicologica degli italiani all’indomani delle nuove restrizioni.
Nell’emergenza si sono accelerati cambiamenti significativi nei comportamenti di consumo degli italiani. Ben 18 milioni hanno modificato i propri comportamenti di acquisto, cambiando negozi o brand di riferimento, gestendo diversamente la spesa, cambiando i criteri di scelta dei luoghi di acquisto. Dall’inizio della pandemia, 13 milioni hanno sostituito i negozi in cui di solito effettuano gli acquisti alimentari. Nel periodo dell’emergenza il 42,7% ha acquistato online prodotti che prima comprava nei negozi fisici, in particolare i giovani (52,2%) e i laureati (47,4%). In generale, dopo il Covid-19 il 38% degli italiani afferma che non tornerà alle vecchie abitudini di consumo.
La situazione è molto critica anche perché molte famiglie sono già in crisi economica. Molti hanno già eroso le risorse e i risparmi disponibili. Già in primavera quasi quattro milioni di famiglie hanno fatto ricorso a prestiti e aiuti da parte di familiari e amici, soprattutto quelle con redditi bassi (il 25%). «Le reti di sostegno informale sono state spremute, ora per chi entra in sofferenza è alto il rischio di ritrovarsi soli – spiega il Censis – Così, paura e incertezza colpiscono maggiormente le persone con i redditi più bassi: il 60,3% di essi (contro il 37,2% medio) taglia i consumi per risparmiare soldi da utilizzare in caso di necessità».